Maria, "tessitrice" della divinità
Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
La storia della Salvezza in fondo è la storia di una nudità rivestita, di una vergogna che ritrova la sua dignità. Adamo fugge nudo dal paradiso che ha violato marchiando l’umanità che da lui discende, Cristo il nuovo Adamo riveste l’umanità di un abito nuovo riscattandola col suo sacrificio. Ma tra i due protagonisti che si stagliano nel bene e nel male sulla scena si colloca un terzo attore, l’artigiano che ha filato il nuovo abito, su cui la solennità del primo gennaio si premura di accendere un potente riflettore. Una luce che rivela un profilo femminile, quello di Maria, la “tessitrice” del vestito che divinizza la natura umana.
Il canto di Efrem
Tra i mille titoli attribuiti alla Madre di Gesù, quello di “tessitrice è molto caro alla tradizione delle Chiese orientali. Diversi autori antichi hanno cantato questa peculiarità mariana. Tra i più prolifici va citato Efrem, diacono siriano vissuto nel IV secolo, esegeta e liturgo, dalla scarna biografia storica tanto quanto ricca e immaginifica è la sua produzione di testi in prosa e in versi. Celebri sono i suoi inni “Sulla Natività e sull’Epifania” nei quali Efrem trova alcune delle più belle e creative espressioni dedicate alla maternità della Vergine.
Serva della divinità
“Il Figlio dell’Altissimo – si legge in uno dei componimenti – venne e dimorò in me, ed io divenni sua madre (…) Il vestito della madre sua di cui egli è rivestito – cioè il proprio corpo – io ho rivestito con la sua gloria”. Efrem scruta i pensieri di Maria subito dopo l’Annunciazione. Sono, la immagina dire al Figlio, “la serva della tua divinità e la madre della tua umanità”. Parole che scavano l’abisso tra il Creatore e le creature per raccontare la perfezione della creatura perfetta. Anche Sant’Ambrogio gioca sulle contrapposizioni per ribadire come i privilegi di Madre di Dio rendano Maria madre dell’umanità: “Egli – scrive il vescovo di Milano – volle essere un bambinello affinché tu potessi diventare un uomo perfetto; egli fu stretto in fasce, affinché tu fossi sciolto dai lacci della morte; egli nella stalla, per porre te sugli altari; egli in terra, affinché tu raggiungessi le stelle”.
Madre per sempre
Da quel momento della sua Incarnazione, ha riaffermato all’omelia del primo gennaio scorso Papa Francesco, Gesù “porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. Dire Madre di Dio ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo”.
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