Papa: martiri beatificati in Algeria, segno di grande fratellanza
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Ultimo aggiornamento ore 14:56
Uccisi perché in odio alla fede, per aver testimoniato l’amore di Cristo e aver scelto di rimanere in Algeria tra la gente del posto, negli anni bui del terrorismo. E’ stato il destino comune dei 19 religiosi che vengono beatificati oggi nel Santuario di Notre-Dame di Santa Cruz a Oran, Algeria, alla presenza di tanti musulmani che, come dichiarato da Mons. Desfarges (arcivescovo di Algeri), vogliono “sottolineare che non è stato l’Islam ad uccidere ma una ideologia che sfigura questa religione”.
Credenti a fianco di credenti
Tra il 1994 e il 1996, infatti, a perdere la vita furono anche novantanove Imam e con loro molti giornalisti, scrittori e intellettuali, che si rifiutarono di giustificare la violenza in nome di Dio. E’ la prima volta che dei martiri cristiani vengono proclamati beati in un Paese musulmano, un segnale importante, spiega ancora l’arcivescovo, a dimostrazione che “Le autorità hanno compreso il senso più vero che vogliamo dare a questa celebrazione: dare testimonianza che è possibile vivere insieme, camminare credenti a fianco di credenti”.
Il Messaggio del Papa
Durante la celebrazione, presieduta alle 13 dal card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e inviato speciale del Papa, è stato letto il Messaggio del Pontefice ai cattolici di Algeria, “fraterno incoraggiamento affinché” la celebrazione “possa aiutare a sanare le ferite del passato e creare una nuova dinamica di incontro e di convivenza come risultato dei nostri beati”. Nel Messaggio, già pubblicato, Francesco rivolge gratitudine e intenzioni di preghiera anche a “tutti i figli e le figlie dell'Algeria che sono stati vittime della stessa violenza per aver vissuto, con fedeltà e rispetto per l'altro, i loro doveri di credenti e cittadini in questa terra benedetta”.
Continuare a lavorare per il dialogo
Per il Papa, con la beatificazione di questi fratelli e di queste sorelle, “la Chiesa vuole testimoniare il suo desiderio di continuare a lavorare per il dialogo, la concordia e l'amicizia”, nella ferma convinzione che tale evento, senza precedenti nella storia d’Algeria, “attirerà un grande segno di fratellanza nel cielo algerino per il mondo intero”:
Anche nel dopo Angelus di oggi a Piazza San Pietro, Francesco ha parlato delle figure di questi nuovi Beati, definendoli "umili costruttori di pace ed eroici testimoni della carità cristiana", "la cui coraggiosa testimonianza è fonte di speranza per la comunità cattolica algerina e seme di dialogo per l’intera società".
Forti e perseveranti
"Pur consapevoli del rischio che li assediava, decisero coraggiosamente di restare al loro posto fino alla fine". Con queste parole, il card. Angelo Becciu ha aperto l’omelia per la beatificazione dei 19 martiri. "Anche noi oggi - ha detto l'inviato speciale del Papa - contemplando questi nuovi Beati, siamo invitati a rallegrarci ed esultare, perché in essi vediamo risplendere il mistero dell’eterna santità di Dio uno e trino, che a noi viene riproposta in una nuova attualizzazione del Vangelo che questi nostri martiri hanno testimoniato fino all’effusione del sangue".
Davanti all'altare, sono state deposte anche alcune reliquie dei nuovi Beati che, ha sottolineato il cardinale, "hanno annunciato l’amore incondizionato del Signore verso i poveri e gli emarginati".
La missione di pace dei cristiani
Davanti al sacrificio dei Beati Pietro Claverie e dei 18 compagni martiri, il card. Becciu ha ricordato la missione dei cristiani, il desiderio della Chiesa di "servire il popolo algerino" e di coltivare la "pedagogia del perdono":
Nel sottolineare l' "esempio vivo e vicino per tutti" dei 19 Beati, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi non ha dimenticato di rivolgere il pensiero anche alle "Congregazioni religiose a cui questi nostri fratelli e sorelle appartenevano come pure alle loro famiglie naturali che tanto hanno sofferto per la loro perdita":
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