Presepe tra i terremotati di Norcia
L’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha inaugurato un presepe semplice ma dal significato molto importante. Si tratta della natività posta dinanzi a ciò che resta della chiesa di S. Salvatore a Campi di Norcia, crollata a seguito dei terremoti del 2016. L’idea è nata da un dialogo tra la soprintendente all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio dell’Umbria Marica Mercalli, che desiderava molto questo segno, e l’arcivescovo Boccardo. Il parroco dell’abbazia di S. Eutizio don Luciano Avenati, i fedeli delle comunità della Valle Castoriana, l’eremita Taddeo, la Pro-loco e la Comunanza Agraria di Campi hanno realizzato la capanna, posizionato le statue e addobbato anche un albero di Natale. Il tutto ben visibile dalla strada principale che collega Preci con Norcia. Oltre a mons. Boccardo, alla Soprintendente e a un cospicuo numero di fedeli, era presente Paolo Iannelli, soprintendete speciale per le aree colpite dal sisma del 2016, Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, e il suo vice, Pierluigi Altavilla.
Rivitalizzare nei nostri cuori i valori della solidarietà
«Questo momento di preghiera e di festa – ha detto l’arcivescovo – è molto importante per queste comunità sorte intorno all’Abbazia di S. Eutizio. È significativo, poi, che questa natività, ricordo della nascita del Salvatore, sia posizionata dinanzi a ciò che rimane della chiesa dedicata proprio al Salvatore. I ruderi che vediamo ci raccontano la storia antica di un popolo, spezzata da quelle violente scosse di due anni fa. Posizionandoci ora il Bambino Gesù davanti guardiamo queste rovine con occhi diversi: non solo con quelli dell’amarezza per aver perso un gioiello di fede e arte, che comunque rimane, ma anche con quelli del sogno che ci consentono di immaginarla, come tutti speriamo, nuovamente luogo di preghiera e di custodia della memoria per le persone di queste vallate. Certo, sappiamo bene che ricostruire i muri è importante ma non è sufficiente; insieme ad essi dobbiamo rivitalizzare nel nostro cuore i valori della solidarietà, della generosità, dell’accoglienza e della condivisione sui quali fondare la “rinascita” di queste comunità. Sembra difficile, ma stiamo certi che “nulla è impossibile a Dio” ci ha ricordato la Parola in questi giorni di preparazione al Natale».
La nascita del Salvatore tra le pietre crollate è segno di un nuovo inizio
Poi, mons. Boccardo ha parlato della ricostruzione: «Qualcosa finalmente si muove e quindi mi pare giusto celebrare anche la passione e il lavoro di tanti, soprattutto delle Istituzioni». La soprintendente Mercalli ha formulato una delle preghiere dei fedeli: «Signore Gesù – ha detto – siamo qui perché tu renda ognuno di noi operatore di pace, giustizia e onestà; aiutaci ad essere le pietre vive della tua Chiesa, così da avere la forza per ricostruire quelle crollate degli edifici, ma soprattutto per ricostruire una comunità di pace». Prima della benedizione finale il parroco don Luciano Avenati, nel ringraziare tutti i presenti, ha ricordato che «spesso la scena della natività è stata posta dagli artisti del passato in mezzo alle rovine delle mura. Pensiamo, ad esempio, a quella di Filippo Lippi nella nostra Cattedrale a Spoleto. La nascita del Salvatore tra le pietre crollate è segno di un nuovo inizio: così vogliamo pensare per la nostra chiesa di S. Salvatore, perché – ha detto commosso il parroco – deve rinascere e rinascerà».
Riaperta al culto la chiesa di Santa Maria Annunziata a Cerreto di Spoleto colpita dal terremoto
Ieri l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha presieduto una celebrazione eucaristica per la riaperta al culto della chiesa di Santa Maria annunziata a Cerreto di Spoleto. L’edificio di culto è il primo, tra gli undici dell’arcidiocesi ad essere recuperato in base alle ordinanze del Commissario del Governo per la ricostruzione. Gli interventi eseguiti sulla chiesa di Cerreto, per un importo pari a 33.502,85 euro, hanno sanato diverse lesioni causate dal terremoto. “Questa chiesa – ha detto mons. Boccardo all’inizio dell’omelia – è la prima delle oltre 350 ferite dai terremoti del 2016 ad essere riaperta al culto grazie ai contributi erogati dalle ordinanze del Commissario del Governo per la ricostruzione”. “La celebrazione che viviamo è un bel momento per prendere nuovamente coscienza dell’importanza della casa di Dio in mezzo alle case degli uomini”, ha proseguito l’arcivescovo sottolineando che “questo luogo di culto che riapriamo è bello e ricco di opere d’arte, ma sarà ancora più bello perché arricchito dalle persone che vi si ritrovano per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all’Eucaristia e da questi momenti attingere la forza per edificare una comunità che sappia aiutarsi a vicenda, perdonarsi, testimoniare la gioia del Vangelo”.
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