Una strada per p. Jean Coste, missionario delle periferie
Roberta Barbi – Città del Vaticano
A breve potremo passeggiare o magari prendere un caffè in via Jean Coste, cioè in una strada intitolata al sacerdote marista di origini francesi che, innamorato della periferia est di Roma e dei suoi tesori archeologici nascosti, la percorse in lungo e in largo facendola amare anche ai suoi “figli”, i giovani che la abitavano e che, grazie a lui, iniziarono a guardarla con occhi nuovi. "Io non sapevo di queste sue passeggiate domenicali - scherza padre Paul Walsh, membro del Consiglio generale dei Maristi che giovedì rappresentava il Superiore generale in Aula Giulio Cesare - si formò un vero e proprio gruppo di amici. Padre Coste celebrò il matrimonio di alcuni di loro e fu uno dei suoi studenti che circa vent'anni fa iniziò questo lungo processo di cui oggi vediamo finalmente la realizzazione".
Dalla Francia a Torre Gaia, il passo è… lungo
Padre Jean Coste giunse a Roma nel 1953, appena due anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, e scelse subito di svolgere il suo ministero nelle periferie est della città: le allora borgate di Torre Gaia, Torre Angela, Tor Bella Monaca e Villaggio Breda. Tutte le domeniche partiva all’alba dalla Casa generalizia dei Maristi a Monteverde per celebrare nelle chiese di quelle “terre di nessuno” ai margini della città. Dopo di che, partiva con i giovani di quelle parrocchie per lunghe passeggiate nelle campagne alla scoperta di bolli laterizi, antiche lucerne, capitelli, marmi pregiati con iscrizioni, mosaici, lastre funerarie e chi più ne ha più ne metta. Tutto ciò che veniva trovato, era accuratamente catalogato e consegnato, poi, alle autorità competenti.
Le conquiste dell’esimio medievalista e dei suoi ragazzi
Padre Coste univa, così, la sua vocazione sacerdotale e la sua missione pastorale al grande amore per la storia e l’archeologia che lo resero uno studioso famoso a livello internazionale. Docente di Topografia presso l’università La Sapienza di Roma, fu anche nominato archivista a Santa Maria Maggiore, dove riorganizzò l’intero archivio rintracciando importanti documenti di epoca romana. Ma è nelle sue passeggiate domenicali con i ragazzi che scoprì i tesori più preziosi: l’interessante cippo arcaico con l’iscrizione del “divieto” risalente alla fine del II secolo a.C. e l’iscrizione sepolcrale appartenente al mausoleo di Publio Valerio Prisco del II secolo d.C., rinvenuti entrambi nella Tenuta Due Torri e citati negli Atti dell’Accademia dei Lincei.
Il Premio Jean Coste, per giovani e non solo
Dal 2014, in occasione dei 20 anni dalla morte di padre Coste, l’associazione “Roma fuori le Mura” di Rita Pomponio indice per i giovani delle scuole e delle università, ma non solo, un Premio per le lettere, le arti e l’archeologia intitolato proprio alla memoria del grande studioso. Il riconoscimento, sempre fedele al tema delle periferie, ha ottenuto l’approvazione dei padri Maristi e il patrocinio dell’università degli studi di Roma Tor Vergata.
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