Taizé: le famiglie di Madrid pronte ad accogliere i giovani
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Frère Carlo Eugenio ha 80 anni e da 60 vive nella Comunità cristiana monastica ed ecumenica di Taizé che, quest'anno, ha organizzato a Madrid il 41.mo Incontro europeo dei giovani.
Una nuova tappa del “pellegrinaggio della fiducia sulla terra”, iniziato da frère Roger alla fine degli anni ’70, e di cui fratel Carlo Eugenio è testimone entusiasta: "vorremmo che questo incontro di Madrid, sia per i giovani un momento di speranza", spiega nell'intervista a Vatican News aggiungendo come le famiglie di Madrid si siano rese disponibili ad accogliere i ragazzi, vincendo la "sfida dell'ospitalità" di cui Papa Francesco parla nel Messaggio dedicato a questo incontro internazionale.
R. –Per i giovani, la vita oggi forse è più difficile che alcuni anni fa: la vita dei loro genitori, a volte, era più facile, perché c’è il timore del futuro, l’ansia di non trovare un lavoro e anche la paura della violenza che si sente nel mondo. Quindi, ovviamente ci sono dei giovani che fanno fatica a vedere positivamente il mondo di oggi, per cui cerchiamo di radunarli e di riflettere con loro per entrare in un cammino di speranza, e vorremmo che questo incontro di Madrid, adesso, sia per loro un momento di speranza.
Quindi, il messaggio di Papa Francesco che parla appunto di “sfida dell’ospitalità”, di promuovere una cultura dell’incontro, che apporto dà al lavoro quotidiano della Comunità di Taizé?
R. – Il tema di questo incontro – ed è perciò che il Papa lo riprende – è quello dell’ospitalità: il Papa lo riprende, ma in realtà è anche un suo tema, che ci ispira. Un incontro come quello di Madrid, appunto, è un incontro nel quale l’ospitalità è centrale, perché tutti i giovani sono accolti dalle famiglie di Madrid. E la cosa bella è che queste famiglie che hanno accettato di aprire le loro porte non conoscono i giovani che entreranno nella loro casa: forse nemmeno parleranno la stessa lingua. Ma hanno detto di sì: “Sì, accogliamo”.
E questo si ripete sempre, da 40 anni a questa parte non siete mai stati delusi, al riguardo?
R. – No. No, no: lo si vive ogni volta in un’altra città, e si vede come poi dopo ci siano delle “conseguenze”. Ovviamente, le conseguenze non si possono misurare: ciò che passa nel cuore della gente non si può misurare, ma si vede che si sviluppa, il senso di ospitalità …
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