Pakistan: celebrati gli 800 anni dall’incontro di San Francesco col Sultano d’Egitto
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Correva l’anno 1219 quando Francesco d’Assisi, nel pieno delle crociate e del clima di violenza e conflitto che da esse scaturirono, decise di scendere in campo per promuovere la pace con la benedizione e il permesso di Papa Onorio III. Così, mentre sulle due rive del Mediterraneo scorreva l’odio, si recò a Damietta, a pochi chilometri di distanza dal Cairo, per parlare con il Sultano d’Egitto Malik al Kamil e far sì che il Vangelo si incontrasse col Corano. Un gesto inatteso, potente nelle intenzioni e nei risvolti, ma rimasto per molto tempo “poco glorioso”, anzi considerato dai più un fallimento. E invece fu proprio dal desiderio di Francesco di scendere tra i musulmani, senza borsa né bisaccia, con l’unica arma del rispetto, che si colloca la rotta da cui partire ancora oggi nella ricerca di intesa e armonia tra Oriente e Occidente. Il Poverello d’Assisi con la sua visione dell’evangelizzazione e nel suo agire, si inserisce in tutta un’altra logica, sconosciuta al tempo e finisce addirittura col predire ai crociati la sconfitta.
Celebrazioni in Pakistan
Ad ottocento anni da quel primo purissimo cristallo di intesa, prendono forma nel Pakistan di oggi, per iniziativa della Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l’ecumenismo, in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan, una serie di importanti iniziative e celebrazioni, volte a rilanciare il messaggio universale della tolleranza, dell’amicizia, dell’impegno comune per la pace. L’inaugurazione di questo speciale anno dedicato al dialogo, si è svolta nei giorni scorsi a Lahore alla presenza di mons. Sebastian Shaw, arcivescovo della città, e presidente dei vescovi del Pakistan e di padre Francis Nadeem, Custode dei Frati Cappuccini pakistani, e segretario esecutivo della Commissione. Con loro numerosi francescani, suore, preti, laici nonché eminenti studiosi musulmani giunti per l’occasione anche da Sialkot, Gujranwala e Islamabad.
Dalla parte del dialogo
I due grandi leader, Francesco e Al-kamil, “si sono schierati per la pace e la tolleranza in mezzo all'atmosfera di guerra e di conflitto durante le crociate. Hanno dato un esempio di dialogo interreligioso e comprensione reciproca", ha detto padre Nadeem. All’inizio della cerimonia è stato svelato anche un dipinto - come riferisce l'Agenzia Fides - che ritrae l’incontro tra San Francesco d’Assisi e Al-Kamil, mentre delle colombe sono stata liberate in volo, a simboleggiare la speranza di diffondere il messaggio di pace in Pakistan e in tutti quei luoghi in cui vi sono conflitti religiosi e politici. Il cappuccino fra Shahzad Khokher, dell’Ordine dei Frati Minori, ha poi presentato lo sfondo, il contesto storico e il significato di questo incontro, narrato anche in un libro della Libreria Editrice Vaticana (LEV) dal titolo “Benedetto XVI e San Francesco”, a cura di Gianfranco Grieco che indaga proprio la teologia, la catechesi e la spiritualità del Papa emerito sul Poverello di Assisi, tutta incentrata sul rafforzamento del dialogo interreligioso, tema caro anche a Papa Bergoglio, che del Frate Santo ha scelto il nome.
Ambasciatori di pace
L’arcivescovo Shaw ha incoraggiato tutti i presenti a “essere ambasciatori di pace”, ispirandosi all’esempio mostrato da questi grandi leader in un tempo in cui parlare di pace sembrava quasi inopportuno. Padre Nadeem, dal canto suo, ha annunciato che nel 2019 l’evento sarà celebrato in tutto il Pakistan, con diverse attività: seminari per bambini, giovani, studenti universitari, coinvolgendo sempre cristiani e musulmani. “Intendiamo raggiungere – ha affermato - anche quel 30% di leader religiosi musulmani che sono ostili ai cristiani. Come San Francesco, senza paura, con l’aiuto dei musulmani che sono al nostro fianco, desideriamo incontrarli per promuovere la pace e l’armonia in Pakistan”.
Il maulana Muhammad Asim Makhdoom, noto studioso tra i tanti leader islamici presenti, ha concordato: “promuoveremo insieme la missione di San Francesco e del Sultano. Tocca a noi affrontare coloro che diffondono odio e pregiudizio tra le religioni. Tocca noi impegnarci seriamente quest’anno per convincere altre persone a unirsi a questo movimento che promuove dialogo interreligioso, pace e armonia sociale mentre celebriamo gli 800 anni di quello storico incontro”. La cerimonia si è conclusa con la preghiera comune per la pace recitata insieme dall’assemblea.
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