Guatemala: manifestazione contro la decisione del Presidente Morales di espellere la Cicig Guatemala: manifestazione contro la decisione del Presidente Morales di espellere la Cicig 

Guatemala: i vescovi temono una svolta autoritaria

Il presidente della Conferenza episcopale del Guatemala mons. Gonzalo de Villa ai nostri microfoni si dice preoccupato per i rischi di una svolta autoritaria in Guatemala, dopo Venezuela e Nicaragua, anche in vista delle prossime elezioni di giugno

I vescovi del Paese nei giorni scorsi hanno rivolto un appello a tutti i guatemaltechi a ricercare il bene comune superando l’attuale polarizzazione ideologica e, in particolare, invitando i laici cattolici a impegnarsi nella vita politica. Nel messaggio si ricordano alcuni temi già evidenziati in precedenti documenti dell’episcopato e ancora attuali, come “il profilo dei politici che si presentano al voto, l’importanza della trasparenza, i programmi di governo e l’esigenza che il voto non sia manipolato”, il fatto che i candidati siano “promotori di pace e difensori della dignità umana”. Il messaggio della Chiesa guatemalteca tocca anche la piaga della corruzione, che ha influenzato il processo democratico in Guatemala. Proprio nei giorni scorsi si è assistito al nuovo tentativo del Presidente guatemalteco Jimmy Morales di espellere dal Paese la Commissione internazionale contro l’impunità (Cicig), appoggiata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Corte costituzionale.

Patrizia Ynestroza della sezione spagnola di Vatican News ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale del Guatemala mons. Gonzalo de Villa, qual è la situazione nel Paese

R. – Nel Paese c’è preoccupazione, perché siamo anche nell'anno elettorale. Preoccupazione perché il panorama elettorale presenta molte candidature, ma ho l'impressione che non c'è nessuno con molto carisma, né con una proposta politica seria. Noi, come vescovi, nei giorni scorsi abbiamo fatto una dichiarazione, deplorando il confronto che è stato scatenato tra l'attuale governo e altri organismi statali come la Corte costituzionale. Confronto che mette in pericolo il fragile Stato di diritto nel Paese, ed è per questo che riaffermiamo che il rispetto delle leggi e dello Stato di diritto dovrebbe avere la precedenza su qualsiasi altra considerazione politica. Ci sono stati settori nel Guatemala che hanno appoggiato la decisione del Presidente di espellere dal Paese la Commissione internazionale contro l’impunità (Cicig). Per me è anche evidente che nello scontro tra il Presidente Morales e la Cicig non tutte e due le parti hanno ragione al 100%. Ci sono stati errori anche da parte della Cicig, e non possiamo negarlo, ma il bilancio di tutto il suo operato è stato enormemente positivo. La verità è che se non ci fosse stata la Cicig, tanto per cominciare lo stesso Morales non sarebbe stato eletto Presidente; avrebbe vinto un'altra persona.

Non c’è il rischio che il Guatemala possa seguire la stessa sorte del Venezuela e del Nicaragua? Nel Paese c'è la libertà di espressione nelle proteste?

R. - La libertà di espressione è stata rispettata ma in generale corriamo il rischio di una svolta autoritaria o brogli nel voto di giugno. Finora, bene o male, in tutte le elezioni degli ultimi 30 anni, nessuno ha contestato il suo esito. Un'altra cosa è la qualità dei candidati che potevano essere migliori. Ma il processo elettorale è stato pulito e trasparente, in generale, in ogni momento. E quando ci sono stati problemi, si è trattato di questioni molto locali, per esempio, un certo Comune nell'ufficio del sindaco che non ha gradito le persone che sono state elette. In altre parole, questioni molto circoscritte. Ma il processo elettorale fino ad oggi è sempre stato corretto. E speriamo che rimanga così. Lo Stato è governato da un esecutivo che sta entrando nel suo ultimo anno, che da un lato è isolato, e dall'altro ha subito molte sconfitte nella attuazione del suo programma. Secondo i sondaggi, è a un basso livello di popolarità.

 

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18 gennaio 2019, 12:47