Lione: aperto il processo al card. Barbarin
Olivier Bonnel - Città del Vaticano
Il processo davanti al tribunale penale di Lione si è aperto questa mattina e avrà luogo fino al 9 gennaio. Dieci vittime di padre Preynat accusano il card. Barbarin e il suo enturage di non aver denunciato il sacerdote alla giustizia, e di aver tardato ad allontanarlo dai suoi incarichi pastorali. Cappellano scout negli anni ’70 e ’80 nella periferia di Lione, il sacerdote avrebbe commesso abusi su più di 70 giovani scout, in seno ad un gruppo che non era affiliato ai movimenti scout ufficiali. L’ampiezza dello scandalo ha generato un’ondata di schock che è andata ben al di là della diocesi di Lione e ha scosso l’intera Chiesa francese.
L'inchiesta interna aperta dal card. Barbarin
La vicenda risale al luglio 2014 quando un ex giovane scout denuncia gli abusi sessuali subiti tra i 9 e i 12 anni e chiede alla diocesi di Lione di allontanare padre Preynat. L’ex scout aveva scoperto che il sacerdote insegnava ancora il catechismo ai bambini. Il card. Barbarin apre allora un’inchiesta interna ed il 31 agosto 2015 rimuove Bernard Preynat dalle sue funzioni. Nel frattempo, i fatti vengono segnalati dinanzi alla giustizia. I sospetti erano già stati trasmessi al vescovado molto tempo prima: nel 1991, il card. Albert Decourtray, allora arcivescovo di Lione, aveva già adottato una misura di allontanamento nei confronti del sacerdote, il quale era stato in seguito reintegrato nelle parrocchie prima nella regione del Beaujolais e poi vicino a Roanne.
Una procedura lunga
Tuttavia, i fatti subiscono un’accelerazione nel gennaio del 2016 quando padre Preynat è indagato per abusi sessuali su un minore di quindici anni non ancora compiuti. Qualche settimana più tardi, in un’intervista al quotidiano La Croix, il card. Barbarin, nominato arcivescovo di Lione nel 2002, ammette di essere stato al corrente dei comportamenti del sacerdote, risalenti al biennio 2007-2008, dopo che in un primo momento il vescovado aveva affermato di essere venuto a conoscenza dei fatti solo dopo il 2014. "Quando ho appreso i fatti, non disponevamo all’epoca di nessuna denuncia", spiega l’arcivescovo di Lione. Il 4 marzo 2016, una prima accusa per mancata denuncia di abusi sessuali su minori è deposta contro il cardinale da parte di François Devaux, fondatore dell’associazione delle ex vittime di padre Preynat, chiamata "La Parole libérée".
Questi fatti sono stati inizialmente archiviati al termine di un’inchiesta della procura di Lione avvenuta nell’estate 2016, dopo alcuni mesi di indagini, perquisizioni e diverse decine di ore di audizione secondo la diocesi. Ma l’associazione ha in seguito deciso di ricorrere alla procedura di "citazione diretta"; ed è dunque questa la procedura che si è aperta quest’oggi a Lione.
Trasparenza
In questi ultimi due anni, l’arcivescovo di Lione ha voluto ricordare la sua disponibilità ad incontrare le vittime "per combattere insieme nella lotta contro la pedofilia", come menzionava un comunicato della diocesi di Lione nell’agosto 2016. Al di là del processo contro un uomo, "è proprio una reponsabilità collettiva che vogliamo vedere riconosciuta" spiega il collettivo delle vittime "La Parole libérée". Papa Francesco stesso è stato interpellato più volte da giornalisti sul caso dell’arcivescovo di Lione. Intervistato nel maggio 2016 dal quotidiano La Croix a seguito delle richieste di dimissioni del card. Barbarin, il Pontefice spiegava che "sarebbe un controsenso, un’imprudenza", precisando che la questione potrebbe eventualmente porsi "dopo il processo".
Card. Barbarin annuncia che non si sarebbe sottratto alla giustizia
Il 7 novembre scorso, in margine all’Assemblea plenaria dei vescovi di Francia a Lourdes, il card. Barbarin era stato intervistato sulle accuse a suo carico, spiegando che non si sarebbe sottratto alla giustizia: "Se c’è qualcosa da dire o da fare o se bisogna rispondere davanti alla giustizia, ebbene, io ci andrò. Spiegherò esattamente cosa è successo", dichiarava ai nostri colleghi di Radio Notre-Dame, sottolineando così il clima difficile di questi ultimi mesi, in cui non era stato risparmiato da attacchi. "Attacchi da ogni parte e che non possono essere comprovati", commentava l’arcivescovo di Lione.
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