Lione: prolungato di un giorno il processo al card. Barbarin
Oggi, terzo giorno del processo, si è tenuta davanti al Tribunale penale di Lione l’arringa dell’avvocato di parte civile. Il legale ha contestato la versione del porporato che ha affermato di essere venuto a conoscenza dei fatti solo nel 2014. Dopo una prima giornata dominata dalle dichiarazioni del cardinale Barbarin e di Pierre Durieux, all’epoca dei fatti suo capo di Gabinetto, la giornata di ieri ha visto gli altri cinque imputati rispondere alle domande della presidente del Tribunale.
La prima a prendere la parola è stata Régine Maire, già collaboraboratrice dell’arcivescovo di Lione. Ha parlato anche mons. Thierry Brac de la Perrière, vescovo di Nevers e allora vescovo ausiliare di Lione, insieme a mons. Maurice Gardès, attuale vescovo di Auche e responsabile, a suo tempo, della zona del Roannais, dove esercitava padre Preynat. E’ stato ascoltato in ultimo anche padre Xavier Grillon, vicario episcopale per la stessa zona del Roannais: ciascuno degli imputati ha potuto presentare la propria versione dei fatti.
La testimonianza degli accusatori
Dopo avere ascoltato tutti gli imputati, hanno preso la parola gli accusatori. Hanno così potuto spiegare alla Corte quello che padre Preynat aveva fatto subire loro quando erano bambini. Sono anche tornati a raccontare dei passi intrapresi nei riguardi delle autorità ecclesiastiche. “Se oggi mi trovo qui non è per spirito di vendetta, ma perché gli uomini di Chiesa ascoltino la mia sofferenza”, ha dichiarato Christian Burdet, 53 anni, padre di tre bambini, abusato da padre Bernard Preynat quando si trovava in un campo scout. Queste dichiarazioni sono state raccolte da Rcf Lione e dal quotidiano La Croix.
E’ seguito il confronto tra le parti, nel quale ciascuno ha voluto spiegare la propria posizione. Il dibattito avrebbe dovuto concludersi oggi, ma la presidente della Corte ha deciso di prolungarlo. La difesa e l’accusa si ritroveranno dunque domani per l’ultima giornata.
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