Padre Kolbe, 125 anni fa nasceva il martire del sacrificio per il diritto alla vita
Giada Aquilino - Città del Vaticano
“Si offrì alla morte per amore”. Con queste parole il 10 ottobre 1982 San Giovanni Paolo II ricordò il gesto di Massimiliano Maria Kolbe nell’omelia della Messa di canonizzazione del francescano conventuale, morto nel 1941 ad Auschwitz: in quel campo di concentramento, ricordò Papa Wojtyła, “furono messi a morte durante l’ultima guerra circa 4 milioni di persone”. Padre Kolbe, al battesimo Raimondo, era nato esattamente 125 anni fa, l’8 gennaio del 1894, a Zdunska Wola, in Polonia.
La morte ad Auschwitz
Fu ucciso a soli 47 anni: quando nel campo di concentramento nazista vennero messi in fila i prigionieri destinati a morire di fame, padre Kolbe si presentò spontaneamente, dichiarandosi pronto alla morte in sostituzione di uno di loro, un padre di famiglia, Franciszek Gajowniczek. Dopo oltre due settimane di sofferenze, padre Massimiliano morì per un’iniezione letale, rivendicando “nel luogo della morte il diritto alla vita di un uomo innocente”, disse ancora San Giovanni Paolo II decretando la venerazione del compatriota “anche come martire”. Fu poi Benedetto XVI a soffermarsi sul martirio di padre Kolbe, inteso come “forma di amore totale a Dio”. Come i suoi predecessori, Papa Francesco nel corso della visita ad Auschwitz, il 29 luglio 2016, ha sostato in preghiera silenziosa presso la cella del martirio del Santo polacco.
La prima Messa a Sant’Andrea delle Fratte
Padre Kolbe, dopo aver fondato con alcuni compagni la “Milizia dell’Immacolata”, aveva celebrato a Roma la sua prima Messa nel 1918, a Sant’Andrea delle Fratte, nel luogo dove oltre settant’anni prima il giovane alsaziano di origini ebraiche Alfonso Ratisbonne testimoniò l’apparizione della Vergine. Nella stessa Basilica, nel 2017 Papa Francesco ha venerato l’immagine della Madonna del Miracolo, in occasione dell’omaggio alla statua dell’Immacolata nella vicina Piazza Mignanelli.
La testimonianza
Nell’aprile scorso padre Francesco Trebisonda, parroco di Sant’Andrea delle Fratte, ha commemorato la prima Messa del francescano. A Vatican News, padre Trebisonda parla dell’attualità della figura del Santo (Ascolta l'intervista).
R. - La sua figura oggi ricorda il coraggio cristiano, dimenticato a volte anche dai credenti, di osare per Dio. E lo ha testimoniato sempre, non solo ad Auschwitz. Padre Kolbe oggi è molto attuale perché invita ogni uomo di buona volontà, ebreo, cristiano, musulmano, perfino ateo a non assolutizzare il proprio ego, piuttosto a guardare il cielo, quel luogo da cui siamo venuti e dove un giorno ritorneremo.
Qual era il rapporto con la Vergine di San Massimiliano, che aveva fondato la “Milizia dell’Immacolata”?
R. - Lui la chiamava la “mia Regina” ed era un rapporto di sudditanza filiale, se vogliamo la stessa sudditanza che Maria ha esercitato con Dio, dicendo “sì” a Gabriele e così “sì” alla salvezza di ogni uomo. La “sua” Regina non lo ha mai lasciato, lo ha sempre custodito nel cuore di Madre tenerissima.
Nel 1918 nella Basilica di Sant’Andrea delle Fratte, la prima Messa San Massimiliano. Ad aprile scorso lei ha celebrato una commemorazione di quel momento…
R. - È stato un momento molto intimo quello che abbiamo vissuto ad aprile scorso, uno dei momenti come pochi vissuti in Basilica. Ricordo la chiesa gremita di gente, soprattutto un abbraccio forte tra i due “Francesco”: il fondatore della nostra comunità dei minimi, Francesco di Paola, del quale quest’anno ricorre il quinto centenario della canonizzazione, e l’altro gigante di santità che è Francesco d’Assisi. In quell’occasione celebrammo un connubio tra la spiritualità dei francescani e quella dei minimi, una “bomba” spirituale - se mi si passa il termine - all’ombra proprio di quella Madonna tanto amata da padre Kolbe. Su quell’altare egli stesso per tale grande amore volle celebrare la sua prima Messa nel 1918. Noi sappiamo che, quando lui celebrò, volle consacrare il proprio apostolato e tutta la propria vita all’Immacolata, che era il punto di riferimento più grande. Massimiliano voleva convertire il mondo con il Vangelo e con la medaglia miracolosa della Vergine che lui distribuiva in quantità a tutti perché potessero convertirsi, potessero ritornare alla bellezza del Vangelo.
Nel 1941 padre Kolbe fu ucciso ad Auschwitz, offrendo la propria vita al posto di quella di un condannato. Prima di morire disse: “L’odio non serve a niente, solo l’amore crea”. Cosa significò quel gesto e cosa significarono quelle parole di padre Massimiliano?
R. - Il sacrificio di Gesù, significato in quel seme che caduto in terra muore per dare la vita prima allo stelo poi alla pianta e infine a un albero grande che, irrorato dal sangue di Kolbe, cresce forte anche oggi. Mi riferisco alle tante opere seminate nel mondo da padre Massimiliano e soprattutto mi riferisco alla “Milizia dell’Immacolata” che a breve si impianterà anche qui, a Sant’Andrea. Tante persone hanno già aderito: sono oltre 30 fratelli e sorelle che hanno accettato la proposta di impiantare in Sant’Andrea la “Milizia dell’Immacolata” con una serie di incontri e con momenti di preghiera che serviranno a maturare quella che poi sarà, speriamo presto, la consacrazione di questi fratelli e sorelle all’Immacolata, così come fece Kolbe. Dopo le festività dell’apparizione della Madonna del Miracolo, che saranno celebrate il prossimo 20 gennaio, tutti i fratelli e le sorelle si ritroveranno qui a Sant’Andrea delle Fratte.
Papa Francesco è venuto a Sant’Andrea delle Fratte. Precedentemente, nella sua visita ad Auschwitz del 2016 aveva sostato in preghiera presso la cella del martirio. C’è secondo lei un collegamento tra la devozione mariana di padre Kolbe e quella di Papa Francesco?
R. - Sì, dinanzi all’immagine della Vergine Papa Francesco diventa un vero contemplativo. Anche quando saluta la Madonna, alla fine delle Messe che celebra in San Pietro, il Papa rimane in silenzio dinanzi alla Vergine per far parlare solo il cuore. Anche padre Kolbe stava in silenzio per deporre il suo cuore nel cuore grande della Madonna del Miracolo, il cuore grande dell’Immacolata.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui