100 anni fa la nascita del Partito Popolare Italiano
Eugenio Bonanata e Giovanni Orsenigo – Città del Vaticano
Sono passati cento anni dalla fondazione del Partito Popolare Italiano (PPI). Il 18 gennaio 1919, a Roma, don Luigi Sturzo pronunciò ‘l’Appello ai Liberi e Forti’ la carta istitutiva del PPI: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”. Don Sturzo non era uomo di mezze misure e le parole pronunciate in quell’appello ne sono un chiaro esempio: niente sconti, gli ideali di giustizia e libertà vanno perseguiti nella loro interezza. E in occasione del centenario della fondazione del Partito, molti osservatori concordano sul fatto che non bisogna cercare nei valori del PPI elementi di attualità, ma piuttosto una fonte di ispirazione per le modalità di approccio alla realtà.
L’esempio di don Sturzo
Il PPI fu un partito di chiara ispirazione cattolica, dal punto di vista etico e morale, pur mantenendo netta la distanza tra vita religiosa e vita politica. Ed è per questo motivo che nel nome non si ritrova la parola “cattolici”: la fede è universale ed unificatrice, mentre i partiti politici sono per antonomasia divisivi. È piuttosto il motto – ‘libertas’ - inserito nello scudo crociato, a rappresentare al meglio l’anima di un partito in cui convivono diverse sensibilità che vanno dai conservatori ai militanti della sinistra popolare. Può quindi essere definito un partito interclassista che, nonostante le differenze, seppe mantenere una visione collettiva volta al conseguimento del bene comune.
I cattolici in politica
In un’Italia distrutta alle prese con le conseguenze della Prima Guerra Mondiale, la ricetta di don Sturzo era basata sulla cooperazione, la collaborazione e la giustizia sociale. Tre parole fondanti dell’impegno politico del Partito Popolare e non negoziabili, in quanto elementi necessari per il raggiungimento del bene comune. “Don Sturzo non ha mai pensato ad uno stato etico” afferma ai micrcofoni di Radio Vaticana Italia, mons. Adriano Vincenzi, coordinatore del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. “Non è la politica che decide l’etica – precisa – ma chi governa risponde ad una coscienza che va oltre gli interessi, il consenso e i voti”. Secondo mons. Vincenzi, il compito dei cattolici impegnati in politica è “di rispondere ad una verità dell’uomo e dello sviluppo umano”.
Proposte vere non moderate
Mons. Vincenzi parla poi di attualità, ricorda come ancora oggi si attinga al pensiero politico di don Sturzo “per cercare di orientarci nell’impegno politico come cattolici”. In un contesto segnato da populismi e nazionalismi – aggiunge – “la risposta non è la moderazione bensì una dimensione di verità dell’uomo. I cattolici sono stati troppo spesso visti come quelli che in un certo qual modo combinano il tutto”. Tuttavia – conclude mons. Vincenzi – la sostanza sta nel fare una proposta fortemente vera e che propone delle soluzioni le quali possono essere apparire anche esagerate, anche non moderate.
La Nota dottrinale
Le indicazioni per i cattolici impegnati nell’attività politica sono contenute in un testo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, dal titolo Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica. Una Nota dottrinale firmata dall’allora Prefetto della Congregazione, il cardinale Joseph Ratzinger, preceduta da un’introduzione dell’attuale Prefetto emerito della Congregazione, il cardinale Gerhard Müller.
Il testo della Libreria Editrice Vaticana
Ad arricchire il volume, alcuni commenti sui principali temi della Nota dottrinale: “La responsabilità del politico cattolico” dell’arcivescovo Rino Fisichella; “La persona pilastro dell’impegno dei cattolici in politica” di padre Réal Tremblay; “Laicità e pluralismo” del prof. Angel Rodríguez Luno; “I cristiani, la democrazia e l’etica naturale” del prof. Francesco D’Agostino; “La legge morale naturale e i diritti umani” del rettore dell’Università Lateranense Vincenzo Buonomo; “Il pericoloso errore del relativismo etico” del prof. Robert Spaemann.
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