Card. Arborelius: in Svezia più attenzione alle richieste di asilo dei convertiti
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Due ore di colloquio fruttuoso con l’Autorità per le migrazioni per sollecitare alcuni aspetti importanti delle richieste di asilo dei convertiti”: così a Vatican News, il cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, racconta l’incontro di oggi tra una delegazione del Consiglio cristiano svedese e Mikael Ribbenvik, direttore generale dell’Autorità svedese per le migrazioni. Un confronto arrivato dopo la mobilitazione di ieri in varie città della Svezia.
La preghiera, lingua madre cristiana
Ieri è stato un momento di preghiera di tutte le Chiese della Svezia con un corteo in diverse città del Paese per gettare una luce sulle difficoltà che si registrano da tempo nelle domande di asilo dei convertiti. In un comunicato del Consiglio delle Chiese, arrivato al termine della manifestazione, si è evidenziata l’unità del cristianesimo svedese di fronte alla vicenda. Alla celebrazione di Stoccolma hanno preso parte circa 500 persone che hanno pregato insieme, ascoltato il racconto di tre convertiti e infine hanno formato un cuore con il lume che ognuno aveva in mano.
I termini della vicenda
Le Chiese in Svezia si sono spese da tempo per accogliere i rifugiati che in maggioranza musulmani arrivano dal Medio Oriente e in particolare dall’Afghanistan e dall’Iran. Migliaia, secondo recenti stime sono le persone che si sono convertite al cristianesimo grazie alla cura che tante parrocchie e centri di accoglienza hanno avuto per loro. Il problema, da parte dell’Agenzia per le migrazioni, è capire quanto siano autentiche queste conversioni ma la veridicità – sottolinea il Consiglio delle Chiese in Svezia – non passa solo per le nozioni di fede che vengono richieste nei colloqui per la richiesta di asilo.
I suggerimenti delle Chiese all’Autorità per le migrazioni
Sostanzialmente sono tre le indicazioni sottoposte dalle Chiese all’Agenzia svedese per le migrazioni: una maggiore attenzione al contesto, alle relazioni in cui nasce la conversione; i rischi a cui va incontro un convertito nel caso la domanda venisse respinta e infine dare importanza più al comportamento dei convertiti che alle conoscenze teologiche.
Card. Arborelius: la Svezia è un Paese aperto ai rifugiati
A Vatican News, il vescovo di Stoccolma Arborelius racconta l’attenzione delle Chiese di Svezia alla vicenda dei rifugiati convertiti:
R. – Abbiamo avuto quasi due ore di dialogo con il direttore dell’Autorità per le migrazioni per cercare di spiegare la situazione di coloro che si sono convertiti alla fede cristiana. Per l’Autorità è molto importante conoscerla perché non è facile distinguere se alla base della conversione c’è una fede genuina. Quindi bisogna davvero ascoltare chi ha scelto di convertirsi e anche chi li ha aiutati in questo percorso.
Quali le richieste che avete fatto alle Autorità?
R. – Ci siamo offerti di aiutare perché i responsabili delle Autorità possano veramente capire la situazione dei convertiti: come hanno intrapreso la strada della fede cristiana e anche per conoscere la situazione dei Paesi dai quali provengono perché è molto pericoloso far ritornare, ad esempio, un convertito in Afghanistan o in Iran. E’ importante comprendere bene il contesto per poi decretare l’espulsione in questi Paesi. La Svezia, in generale, ha una politica molto aperta per chi chiede l’asilo ma a volte non si capisce fino in fondo la situazione dei convertiti perché qui molte persone non hanno conoscenza della religione. Così diventa difficile capire una persona che è venuta nel nostro Paese ed ha trovato la fede in Cristo. Bisogna veramente aiutare il personale dell’Autorità per poter distinguere se questa conversione è reale o soltanto una finta per ottenere il permesso di restare in Svezia.
Qual è il valore ecumenico della manifestazione di ieri?
R. – Il Consiglio ecumenico di Svezia è un consiglio di quasi 30 Chiese differenti e quasi tutte erano presenti. Abbiamo tutti lo stesso desiderio: aiutare queste persone affinché possano trovare una situazione sicura qui in Svezia per vivere la loro fede.
Di quante persone stiamo parlando?
R. – Negli ultimi anni migliaia. Molti di questi non erano musulmani convinti, per loro è stato quasi naturale intraprendere la strada della fede cristiana perché sono stati veramente accolti. In molte parrocchie hanno ricevuto tanto amore, tanto sostegno, tanto aiuto. E’ stata mostrata loro la carità di Cristo verso i rifugiati.
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