Crollo della diga in Brasile. Vescovo: non incidente ma crimine ambientale
Il presule - in un articolo pervenuto all' Agenzia Fides - si riferisce alla rottura della diga per residui della miniera di Brumadinho, della multinazionale brasiliana Vale, avvenuta il 25 gennaio. La tragedia ha provocato 150 morti e 182 persone tuttora disperse. Le ricchezze generosamente donate dal Creatore allo stato di Minas Gerais sono divenute, secondo mons. Mol, la sua perdizione. "Minas vede il rapido decimarsi dei suoi fiumi, laghi, terre coltivabili, comunità e culture. Si commettono crimini contro la vita umana, contro l' ambiente e contro il diritto di vivere in comunità e in famiglia" assicura il vescovo.
Modelli estrattivi dannosi per ambiente e vita umana
Nel suo scritto intitolato "Aziende minerarie colpevoli di lesa umanità", ricordando il messaggio della Laudato Si, sottolinea: "ciò che è stato lasciato in eredità all' uomo affinché prosperi, abbia una vita piena e la trasmetta alle future generazioni, viene distrutto in poco tempo dall' azione, irrefrenabilmente speculativa e criminale, delle aziende minerarie". Alla ricerca di un lucro "esorbitante", "unico criterio" delle loro azioni, e con "pochi vantaggi per la società", le aziende del settore "optano coscientemente", secondo il Vescovo, "per modelli estrattivi dannosi per l'ambiente e per la vita umana", concentrando sempre di più nelle mani di pochissime persone ricchezze sempre più grandi, lasciando gli operai nella povertà "per tutta la loro esistenza" ed esponendoli al rischio della vita.
Attività mineraria eticamente insostenibile
"L' attività mineraria nel nostro Paese è diventata eticamente insostenibile" scrive mons. Mol. Si assiste a una debole regolazione del settore da parte del potere legislativo e ad una giustizia"accondiscendente", lontana dal popolo brasiliano. È stato così per Brumadinho come per l'analoga tragedia di Mariana (2015), ancora in attesa di giustizia. Per il vescovo non si tratta di "incidenti" bensì di "crimini ambientali", di "omicidi collettivi" che, oltre ad uccidere la natura, le persone e gli animali, hanno "quasi ucciso la speranza, la fede, la dignità e l' amore dei sopravvissuti". Tutti i responsabili devono essere severamente puniti. "Non possiamo permettere che le cose continuino così", ammonisce. mons. Mol, che chiama persone, organizzazioni ed istituzioni a "insorgere contro questo modello di affari inammissibile", profondamente ingiusto e che rappresenta, parafrasando Papa Francesco, una "economia che uccide". "Abbiamo bisogno come mai prima - conclude il Vescovo - di un dibattito che unisca tutti" nella ricerca di risposte alla sfida ambientale, che "chiama al rispetto e ha un impatto su tutti noi". (Agenzia Fides)
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