Caritas Milano, nuovo Emporio solidale a Niguarda, sotto le "Case del Papa"
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
La diocesi di Milano avrà presto un nuovo “Emporio della Solidarietà” gestito dalla Caritas Ambrosiana. Il mini market solidale sorgerà a Niguarda, in alcuni spazi commerciali dismessi all’interno del complesso di edifici popolari ristrutturati in occasione della visita di Papa Francesco a Milano, il 25 marzo 2017, e per questo chiamati le “Case del Papa”. L’intervento, promosso nell’ambito del programma QuBì di Fondazione Cariplo contro la povertà infantile, si inserisce nel quadro di un’ampia riqualificazione del quartiere condotta dal Comune.
Al piano terra dei 55 appartamenti ristrutturati nel 2017
Il nuovo emporio aprirà i battenti nei locali al piano terreno che si affacciano su via Lui Monti, parte del lotto di 55 appartamenti, affidato dal Comune in comodato d’uso alla Fondazione san Carlo e che la stessa Fondazione, promossa dalla Diocesi di Milano, ha recuperato e assegnato nel marzo 2017, come dono simbolico offerto alla città in nome del Pontefice. Il nuovo progetto solidale per il quartiere è stato affidato alla Caritas Ambrosiana, che ha già attivato la rete dei centri di ascolto cui spetterà il compito di individuare ed accompagnare i beneficiari. La gestione dell’emporio sarà affidata alla cooperativa Farsi Prossimo.
La spesa come in tutti i market, ma si paga con la tessera
Come in tutti gli empori della solidarietà, anche in quello di Niguarda si potrà fare la spesa scegliendo i prodotti presenti sugli scaffali, come in un normale supermercato, con la sola differenza che alla cassa non si pagherà con il denaro ma con una tessera a scalare. La tessera sarà assegnata a 200 famiglie in difficoltà e caricata secondo una certa quota di punti in funzione dello stato di bisogno del nucleo familiare e della sua composizione. Avrà una validità di 3 mesi e potrà essere rinnovata al massimo per 4 volte fino quindi a coprire un anno.
La libera scelta delle famiglie in difficoltà
Il titolare della tessera potrà “acquistare” ciò di cui ha bisogno, scegliendo tra un’ampia varietà di prodotti, prevalentemente generi alimentari, ma anche prodotti per l’igiene personale, per la casa, articoli di cartoleria frutto del recupero di eccedenze, di donazioni o acquisti effettuati da Caritas Ambrosiana. Il monitoraggio degli operatori sociali privati e pubblici garantirà che la libertà di scelta da parte degli utenti venga esercitata in maniera responsabile.
Un aiuto per 6000 famiglie della diocesi di Milano
Quello di Niguarda sarà il secondo centro di distribuzione di aiuti alimentari aperto a Milano dopo quello inaugurato alla Barona il 13 gennaio del 2018, e il settimo nel territorio della diocesi, dove empori sono già operativi a Cesano Boscone (Mi), Varese, Garbagnate Milanese (Mi), Saronno (Va), Molteno (Lc). Usufruiscono dell’aiuto circa 6000 famiglie ogni anno.
Da un'idea di don Di Liegro, il primo 11 anni fa a Roma
Nato da un’idea di don Luigi Di Liegro, il compianto direttore della Caritas di Roma, e inaugurato 11 anni fa, il 13 febbraio 2008 a Ponte Casilino, l’”Emporio della Solidarietà” è un marchio depositato e replicato da molte altre diocesi italiane. Punti di distribuzione alimentare al dettaglio completamente gratuiti, gli empori sostengono le famiglie vulnerabili attraverso l’aiuto materiale e l’accompagnamento relazionale, facendo leva sullo sviluppo delle risorse nascoste e la responsabilità individuale.
Gualzetti: dignità nella scelta e nell'accompagnamento
Il nuovo emporio di Milano viene presentato a Vatican News da Luciano Gualzetti, presidente della Caritas ambrosiana dal 2016.
R. - Inauguriamo i lavori di questo nuovo emporio nel quartiere di Niguarda, che si aggiunge ai sei empori che noi abbiamo già in funzione e che servono circa seimila famiglie in un anno. A questi sei, si devono aggiungere cinque negozi che noi chiamiamo “botteghe” nelle parrocchie della diocesi di Milano e con questi empori vorremmo un po' alla volta sostituire la distribuzione dei pacchi viveri da parte dei nostri centri di ascolto. L’emporio dà la possibilità di consegnare cibo o generi di prima necessità, anche quelli per l’igiene persona e della casa, con maggiore dignità, perché la famiglia può scegliere quello di cui ha effettivamente bisogno, ma soprattutto ci consente di svolgere un percorso che ci sembra più dignitoso, cioè fare dei progetti individuali che possono portare anche all’uscita dallo stato di bisogno. Questa passa quasi sempre attraverso la ricerca di un lavoro, o di un’occupazione più adeguata.
Qual è la situazione del quartiere di Niguarda, delle “Case Bianche” dove verrà realizzato l’emporio?
R. - Milano è caratterizzata soprattutto da questa presenza capillare delle parrocchie che tengo insieme l’intera comunità e riescono a rispondere in maniera tempestiva e soprattutto capillare ai bisogni delle persone che sono in difficoltà. Niguarda è un quartiere che ha le stesse ambivalenze, le stesse contraddizioni di molti altri, a Milano, e ricordo che in quel quartiere abbiamo donato i famosi 55 appartamenti durante la visita del Papa: abbiamo preso 55 appartamenti del comune li abbiamo ristrutturati e riconsegnati per le situazioni di bisogno.
Dopo la visita del Papa alla “Case Bianche” si sperava che venissero ristrutturate anche gli altri edifici. Cosa si sta facendo?
R. - Stiamo parlando di un intervento massiccio: il comune di Milano come è noto, sta cercando di fare di tutto perché le periferie siano riconvertite ad una maggiore vivibilità. Ovviamente si tratta di interventi di lungo periodo che necessitano di grandi investimenti. Bisogna riconoscere che il comune di Milano sta facendo questi investimenti e sta facendo anche un grosso sforzo di ascolto e di collaborazione anche con la Chiesa, oltre che con tutto il terzo settore, perché in questi quartieri si arrivi non solo con interventi urbanistici ed architettonici, ma soprattutto si ricostruiscano condizioni di relazione, di appartenenza delle comunità, di superamento dell’isolamento e della solitudine che a volte è la caratteristica di questi caseggiati.
Un anno fa avete aperto un emporio alla Barona, ma prima a Cesano Boscone, Saronno, Molteno … Che bilancio si può fare questa esperienza nella vostra diocesi?
R. - Gli empori sono la possibilità concreta per integrare i tanti strumenti che i centri di ascolto hanno a disposizione. I principali sono l’ascolto e l’accompagnamento delle persone, però accanto alla distribuzione dei pacchi viveri si aggiunge quello dell’emporio, e abbiamo consolidato il fondo famiglia-lavoro per i disoccupati. C’è insomma una pluralità di interventi che devono essere mirati e adeguati alle persone in difficoltà. La difficoltà più grande è avere degli operatori nei centri di ascolto - ma molti centri di ascolto su questo hanno fatto un grande lavoro - che sanno tornare al nucleo del loro lavoro, quello dell’ascolto, di un orientamento e di un accompagnamento, uscendo da quell’ansia che c’è stata, soprattutto in questo periodo di crisi, di voler dare a tutti i costi una risposta di aiuto economico, ad esempio pagando le bollette. L’emporio aiuta a fare meglio questo lavoro, perché c’è l’occasione di fare una chiacchierata, di confrontarsi sul percorso che stanno svolgendo, perché l’obiettivo è appunto quello di arrivare ad una vita autonoma e non aver più bisogno di questo aiuto.
In che modo toccherà il vostro servizio l’arrivo del reddito di cittadinanza?
R. - Certamente per una persona che è sotto la linea di povertà avere un’integrazione al reddito è utile, ma sappiamo tutti che non basta. Per aiutare una persona povera bisogna aiutare a rimuovere le vere cause del problema che lo ha portato ad avere un reddito non adeguato e quindi temiamo che concentrarsi solo su lavoro e non considerare tutto quello che si deve fare per fare uscire dalla povertà chi c’è dentro, rischia poi di intrappolare nella povertà le persone che riceveranno questo reddito. Però vedremo. Strumenti come l’emporio, se non serviranno più a quelli che ricevono il reddito di cittadinanza, sicuramente serviranno a quelli che ne rimarranno fuori o anche a quelli che non trarranno un grande beneficio da questo trasferimento monetario.
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