Pakistan: preoccupazione delle Chiese dopo attacco a Christchurch
Lisa Zengarini – Città del Vaticano
Il carattere anti-musulmano dell’attentato, compiuto da un suprematista bianco, ha scatenato la reazione dei gruppi islamici più radicali e dei giornali locali che incolpano la comunità cristiana neozelandese. Tuttavia, padre Inayat Bernard, rettore della cattedrale del Sacro Cuore di Lahore, ricorda che Branton Tarrant, l’autore dell’attacco, “non è un cristiano, è un ateo”. Secondo padre Bernard, “le vittime devono essere considerate martiri”.
"Il terrorismo non ha religione o confini nazionali"
Il card. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi - riporta l'agenzia AsiaNews - ha esortato tutti i cristiani a “condannare il terribile gesto alimentato dall’odio” e a “pregare durante questo periodo di Quaresima per tutte le vittime di violenza”, mentre la Commissione nazionale Giustizia e pace, guidata da mons. Joseph Arshad, denuncia l’”accresciuta ondata di estremismo e radicalizzazione in tutto il mondo che dimostra che il terrorismo non ha religione o confini nazionali”.
Preoccupazione per la sicurezza della vulnerabile comunità cristiana pakistana
Per il rev. Amjad Niamat, presidente della Commissione ecumenica interreligiosa della Chiesa presbiteriana, le chiese in Pakistan dovranno restare vigili durante le celebrazioni pasquali. “Siamo uniti contro il terrorismo – sostiene – ma allo stesso tempo siamo preoccupati per la sicurezza della vulnerabile comunità cristiana. Chiediamo al governo di adottare misure a protezione delle chiese nelle grandi città”.
Veglie interreligiose di preghiera in tutto il Paese per le vittime
Intanto la comunità cristiana ha organizzato veglie interreligiose di preghiera in tutto il Paese per le vittime e le loro famiglie. Tra queste una organizzata il 17 marzo a Faisalabad il 17 marzo dalla Commissione nazionale Giustizia e pace, in collaborazione con la diocesi. Altre manifestazioni si sono tenute a Lahore, nella cattedrale e durante conferenze stampa con vescovi e politici.
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