Card. Bassetti: bisogna integrare i migranti in un contesto di cittadinanza
Michele Raviart – Città del Vaticano
Karamoko è un ragazzo nato in Costa d’Avorio. La guerra civile che uccide la gran parte della sua famiglia lo costringe a fuggire in Liberia, dove l’epidemia di Ebola gli impedisce di continuare gli studi. La ricerca di un posto sicuro lo porta a essere sfruttato in Libia e poi a raggiungere in gommone l’Italia, dove ottiene la protezione umanitaria. Rifugiato da sempre, ora non può fornire il passaporto, che non ha mai avuto, per convertire il suo permesso umanitario in un permesso di lavoro e rischia di dover lasciare il suo lavoro da panettiere e il suo sogno di diventare ingegnere.
Troppa burocrazia per ottenere diritti
La testimonianza di Karamoko, una delle circa mille persone che quest’anno hanno usufruito dell’ospitalità del Centro Astalli, apre la presentazione del rapporto 2019 del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia e presenta in sé tutte le criticità del sistema di accoglienza nel Paese. La vita delle persone assistite è segnata sempre di più dalla precarietà, si legge nel rapporto, perché “l’abolizione della protezione umanitaria” e “il moltiplicarsi di ostacoli burocratici a tutti i livelli finiscono per escludere un numero crescente di migranti dai circuiti d’accoglienza e dai servizi territoriali”.
Aumentano i morti nel Mediterraneo
Il calo degli sbarchi verso l’Italia non è poi, di per sé, un dato positivo. L’85% dei migranti soccorsi e intercettati nel Mediterraneo sono stati infatti riportati in Libia, dove sono detenuti in condizioni definite inaccettabili dalle Nazioni Unite. Aumenta poi il numero delle persone che muoiono durante la traversata in mare. A sottolinearlo è il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che ribadisce come quest’anno il 10% di chi è partito non abbia più fatto ritorno, un numero cinque volte superiore rispetto a due anni fa.
Le responsabilità delle istituzioni
“I migranti vanno soccorsi e non respinti in Paesi insicuri o terzi”, afferma il cardinale, “anche perché ci prendiamo delle responsabilità se li affidiamo a terzi. Ogni morto è un’offesa che colpisce tutto il genere umano”. Bisogna poi evitare ogni allarmismo e ogni semplificazione sulla questione dei migranti, ribadisce il presidente della Cei, e le istituzioni devono fare di più. “Il decreto sicurezza”, ad esempio, è “insufficiente e va migliorato”.
Un’inclusione riservata a pochi
I primi frutti di una politica meno inclusiva sono già visibili, si legge ancora nel rapporto, perché è “un sistema di accoglienza pubblica che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una ‘seconda fase’, accessibile a pochi”. Più della metà delle persone che si sono rivolte all’ambulatorio del Centro Astalli, ad esempio, non risultava iscritta al Servizio Sanitario Nazionale.
I numeri del Centro Astalli
Attivo fin dal 2000, il Centro Astalli si è occupato nel 2018 di 25.000 migranti in tutto il territorio italiano, da Trento a Palermo. Mille le persone accolte nelle strutture del Centro, di cui 375 a Roma. 54 mila i pasti distribuiti, mentre circa 600 sono i volontari. Undici i progetti avviati per favorire l’inclusione sociale, compreso l’incontro con oltre 27 mila studenti.
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