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Cile. Vescovi: no all’abolizione del segreto della confessione

Desta forti riserve nella Chiesa cilena il progetto di legge attualmente in discussione al Parlamento che vuole obbligare i sacerdoti a denunciare casi di abuso sessuale su minori conosciuti in confessione. Il testo li costringerebbe a violare il segreto sacramentale

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

La Camera dei Deputati del Cile ha approvato, la settimana scorsa, un progetto di legge che vuole imporre a tutte le autorità ecclesiastiche di denunciare alla giustizia civile qualsiasi atto illecito contro minori o adulti vulnerabili. Il testo, attualmente al vaglio della Commissione Affari costituzionali del Senato, prevede la modifica dell’articolo 175 del Codice penale, obbligando i sacerdoti a denunciare anche i casi di cui sono venuti a conoscenza in confessione, violando così il sigillo sacramentale. La proposta è stata presentata sull'onda dello scandalo degli abusi sessuali che ha travolto la Chiesa cilena in questi anni. 

Nessuna legge al mondo ha messo in discussione il segreto confessionale

Finora, la reazione della Chiesa cilena è stata divulgata attraverso dichiarazioni contenute in articoli pubblicati dalla stampa. In particolare, riporta l’agenzia Sir - il segretario generale della Conferenza episcopale cilena (Cech), mons. Fernando Ramos, in una dichiarazione pubblicata dal quotidiano “La Tercera”, ha spiegato che “in termini generali, la Chiesa appoggia le iniziative che aiutano a fare giustizia sugli abusi. Di conseguenza, l’obbligo di denuncia appare ragionevole in tutti gli ambiti nei quali ci sia la presenza di minori, inclusi religiosi”. Tuttavia, fa notare il presule, nella redazione del progetto di legge è stata respinta l’indicazione che esclude dall’obbligo di denuncia il segreto confessionale. Un’ipotesi che “presenta una seria difficoltà”, dato che in questione c'è un sacramento della Chiesa universale. “Se un sacerdote viola il segreto sacramentale, riceve la grave pena della scomunica. Non c’è legislazione al mondo che abbia tolto questo principio”.

Il segreto non si può violare in nessuna circostanza

Il quotidiano “El Mercurio” ha invece riportato quanto affermato dall’amministratore apostolico di Santiago del Cile, mons. Celestino Aós, secondo il quale “nessuno potrà obbligare un sacerdote a infrangere il segreto della confessione”. Lo stesso quotidiano, venerdì scorso ha riferito le parole dell’amministratore apostolico di Puerto Montt, mons. Ricardo Morales: il segreto “non si deve violare in alcuna circostanza”, mentre ci sono altre possibilità per il confessore che potrebbe dare l’assoluzione condizionandola all’autodenuncia di colui che confessa il crimine commesso. L’amministratore apostolico di Osorno, mons. Jorge Concha, ha dichiarato a sua volta: “Speriamo proprio che ci sia la possibilità di salvaguardare il segreto”, altrimenti se passerà il progetto di legge “nessuno più si confesserà”.

La lotta agli abusi sessuali nella Chiesa al centro assemblea plenaria della Cech iniziata in 29 aprile

La lotta agli abusi sessuali nella Chiesa è uno dei temi centrali della 118.ma assemblea plenaria della Cech in corso dal 29 aprile al 3 maggio a Punta de Tralca. All’esame dell’assemblea, un documento sui corretti comportamenti da mettere in atto per prevenire abusi in ambienti ecclesiali, sia da parte di consacrati che di laici. Un impegno in questo senso era stato preso nel corso dell’assemblea straordinaria dell’agosto scorso. In vista della riflessione e del lavoro di stesura, sono stati invitati a partecipare ai lavori alcuni laici e consacrati provenienti da diverse diocesi del Paese. Nel corso dei lavori i presuli faranno anche il punto sul processo di discernimento sul rinnovamento della Chiesa cilena che, a partire dal mese di maggio, vivrà un’importante fase a livello diocesano. Inoltre, come d’abitudine, dialogheranno sulla situazione politica e sociale del Paese.

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30 aprile 2019, 11:44