Guatemala. Vescovo Gerardi, difensore dei diritti umani
Manuel Cubías - Città del Vaticano
Mons. Juan José Gerardi era nato a Città del Guatemala il 27 dicembre 1922. Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1946, nella cattedrale di Città del Guatemala, è stato parroco in diverse parrocchie fino al 1967, quando Paolo VI lo nominò vescovo della diocesi di La Verapaz. Il suo motto episcopale era "Costituito al servizio di Dio a favore di tutti". L'11 agosto dello stesso anno prese possesso della sua diocesi; nel settembre 1974 l’elezione a terzo vescovo della diocesi di Santa Cruz del Quiché. La sua partecipazione alla vita della Chiesa in Guatemala è sempre stata molto attiva; è stato molto apprezzato e amato dal clero e dai vescovi, tanto che dal 1972 è stato eletto presidente della Conferenza episcopale (Ceg) per due mandati consecutivi, 1972-1974, e poi 1974-1976; ripeterà nuovamente questo incarico nel 1980 ma due anni dopo ha rassegnato le dimissioni perché in esilio. Nel 1974 la Conferenza episcopale lo aveva eletto delegato al Sinodo dei Vescovi, che si è tenuto a Roma sul tema dell'evangelizzazione.
L’assassinio dopo la pubblicazione del rapporto sulle violazioni dei diritti umani
Mons. Juan José Gerardi è stato assassinato il 26 aprile 1998, due giorni dopo aver presentato il rapporto della Chiesa cattolica sulle violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto armato (1960-1996). Come coordinatore dell'Ufficio per i diritti umani dell'arcivescovado del Guatemala, mons. Gerardi è stato promotore del progetto di recupero della memoria storica. Sulla base di uno studio su oltre 55.000 violazioni dei diritti umani perpetrate durante i 36 anni di conflitto, il rapporto ha stabilito che la stragrande maggioranza delle violazioni era stata commessa dall'esercito e dagli squadroni legati al regime.
La sua missione nella martoriata diocesi di Quiché
Poco dopo il Sinodo si era trasferito a Quiché, una nuova realtà, anche indigena, con pochi agenti pastorali. In questa diocesi ha esercitato il suo ministero anche in un territorio molto vasto, difficile e diversificato, in anni in cui la situazione di violenza politica era cresciuta notevolmente. Quiché era una diocesi nuova, creata solo nel 1967, con poco clero indigeno; tutta la pastorale dal 1955 era stata portata avanti dall'opera dei Missionari del Sacro Cuore, che hanno lavorato duramente per l'evangelizzazione, la promozione religiosa, sociale, economica e culturale del popolo. La diocesi aveva un grande contingente di catechisti in ogni parrocchia, molto disponibili e generosi; veri uomini di fede, saggi e pieni di zelo.
Agli inizi degli anni ’70 inizia la persecuzione contro la Chiesa
Nel 1976 viene assassinato padre Guillermo Woods, responsabile delle cooperative della regione di Ixcán Grande, a nord del dipartimento. Il suo piccolo aereo cadde vicino a San Juan Cotzal (Quiché), in un incidente che ha destato molti sospetti sulla sua casualità. Questo è stato uno dei primi segni e l'inizio di una sistematica persecuzione contro la Chiesa. Progressivamente, azioni violente di vario genere si intrecciarono in un dipartimento dove le azioni dell'esercito contro i gruppi di guerriglia si intensificavano. Il 4 giugno 1980, venne assassinato padre José María Gran a Chajul, insieme al suo sacrestano Domingo del Barrio Batz, di ritorno da un giro missionario, attraverso gli sperduti villaggi della parrocchia, che visitavano periodicamente.
Mons. Gerardi sfuggito ad un attentato
Pochi giorni dopo questi violenti e dolorosi eventi per la diocesi di Quiché, ci fu un attacco contro lo stesso vescovo Gerardi ma l’attentato fu sventato grazie ai catechisti della città di San Antonio Ilotenango, dove il vescovo si era recato per celebrare una Messa per le prime comunioni, che misero in guardia il presule. Il vescovo fu costretto a lasciare temporaneamente la diocesi il 20 luglio, in segno di denuncia per gli eventi che si stavano verificando contro la Chiesa nella sua diocesi. Così nell'agosto del 1984 venne nominato vescovo ausiliare dell'arcidiocesi del Guatemala e responsabile della pastorale sociale.
Difensore dei perseguitati
"La sofferenza di Cristo – affermava mons. Gerardi nel marzo del 1998, un mese prima della sua uccisione - nel suo corpo mistico è qualcosa che dovrebbe farci riflettere. Cioè, se i poveri sono fuori dalla nostra vita, allora forse Gesù è fuori dalla nostra vita". Per questo, come vescovo ausiliare di Città del Guatemala, si era prodigato con tenacia per la creazione e il coordinamento dell'Ufficio dei diritti umani dell'arcivescovado che da diversi anni lavorava a favore delle vittime della violenza e nella promozione e difesa dei diritti umani in Guatemala.
Il ricordo di mons. Gerardi
“Come vescovo – ha detto mons. Gonzalo de Villa, presidente della Conferenza episcopale del Guatemala e vescovo di Sololá-Chimaltenango - era un "buon pastore fedele", che nella sua vita aveva abbracciato la causa di Gesù e come Chiesa, ha sempre lavorato per superare divisioni e scontri. Per il Guatemala vedeva una grande comunità di popoli riconciliati. Come pastore sapeva ascoltare, soprattutto in situazioni in cui pochi sembrano voler imparare le lezioni, ma piuttosto darle. Non era considerato un intellettuale, ma si dedicava pazientemente alla ricerca. Non produceva molto, scriveva poco; ma era perspicace, intuitivo, pratico, attento, con la capacità di ascoltare per saper discernere e prendere le decisioni giuste. Le sue immagini – conclude il presule - sono caratteristiche del gesto dell'uomo che ascolta, che accetta l'altro, che entra nel suo pensiero”.
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