Card. Becciu: i nuovi Beati, “martiri dei decreti conciliari”
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Beati perché sempre “pronti a rispondere a chiunque domandasse ragione della speranza posta in loro” e a fornire “un’eroica testimonianza cristiana”, culminata nell’estremo sacrificio di se stessi e coronata con il martirio. Presenta così il cardinale Angelo Becciu alla folla intervenuta alla Messa di Beatificazione, le figure di mons. Enrico Angelelli Carletti, don Gabriel Longueville, padre carlos de Dios Murias e Wenceslao Pedernera, che oggi salgono agli onori degli altari a La Rioja, la diocesi argentina in cui operarono fino all’uccisione, “in odium fidei” nell’estate del 1976.
I martiri hanno una “grande ricompensa nei cieli”
“Icona del buon pastore, innamorato di Cristo e del prossimo”: così il porporato parla dell’allora vescovo di la Rioja, mons. Angelelli Carletti, che seppe attirare a sé ottimi collaboratori e guadagnare alla Chiesa anche molte conversioni. Tra i primi ci sono gli altri due sacerdoti Beati: il religioso francescano Carlos de Dios Murias, distintosi “per spirito di preghiera e reale distacco dai beni materiali”, e Gabriel Longueville, “uomo dell’eucaristia”. Tutti e tre sono stati capaci di cogliere e rispondere alle sfide dell’evangelizzazione rivolte alle fasce più disagiate della popolazione. Alle conversioni ottenute appartiene certamente il laico Pedernera, che divenne catechista e membro attivo del Movimento catolico Rural. Se, infatti, i primi sono da esempio per i pastori e i sacerdoti di oggi, affinché esercitino il proprio ministero “con ardente carità, forti nella fede anche nelle difficoltà, pronti ad abbracciare la croce”; quest’ultimo, padre di famiglia, parla a tutti quanti noi e ci esorta a distinguerci “per la trasparenza della fede” e a farci guidare da essa nelle decisioni più importanti della vita.
Un clima politico “incandescente”
Per meglio spiegare il contesto in cui i quattro nuovi Beati vissero e agirono, il card. Becciu nella sua omelia ha affrontato il tema della persecuzione religiosa che derivò dall’instaurarsi della dittatura militare argentina negli anni Settanta del Novecento, che “guardava con sospetto ogni forma di difesa della giustizia sociale”. “Ufficialmente il potere politico si professava rispettoso e addirittura difensore della religione cristiana – ha spiegato il Prefetto – ma mirava in realtà a strumentalizzarla, pretendendo un atteggiamento supino da parte del clero e passivo da parte dei fedeli”. Diversi, invece, furono i nuovi Beati, che continuarono a professare e testimoniare una fede che incidesse anche nella vita, affinché “il Vangelo diventasse fermento di una nuova umanità fondata sulla giustizia, sulla solidarietà e sull’uguaglianza”.
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