S.Giovanni Battista de La Salle, l'educazione come missione
Roberta Barbi - Città del Vaticano
Gli insegnanti di tutti i tempi e luoghi non potrebbero avere patrono migliore di lui: a dichiararlo loro punto di riferimento è Papa Pio XII appena 50 anni dopo la sua canonizzazione. Può darsi che Giovanni Battista l’ispirazione l’abbia trovata in famiglia: primogenito di 10 figli, rimanendo orfano di entrambi i genitori a 21 anni, nonostante i suoi studi in seminario, infatti, deve occuparsi dei fratelli. Questo non gli impedisce di prendere i voti e conseguire brillantemente il dottorato in teologia.
L’insegnamento come vocazione
Incaricato dall’arcivescovo di Reims, Giovanni inizia a occuparsi dell’istruzione dei giovani, così conosce Adriano Nyel, un laico che ha dedicato la propria vita alla scuola popolare. Ma Giovanni si rende subito conto che qualcosa non va: gli insegnanti sono mal preparati e senza stimoli. Capisce che è lì che si deve agire: l’insegnamento deve essere una missione e gli studenti si meritano docenti istruiti. Allora si guarda intorno, studia, osserva i metodi delle migliori scuole, prende una casa in affitto e vi si trasferisce con questi maestri, istruendoli lui stesso. Insegna loro che le lezioni non devono più essere individuali, ma collettive, preferendo l’organizzazione in classi delle scuole; dà priorità alla lingua madre – il francese – rispetto al latino nell’apprendimento della lettura, pone attenzione anche ai bisogni morali e non solo culturali dei maestri.
La missione dei “fratelli” maggiori
Non sono sacerdoti gli insegnanti che si affollano intorno a Giovanni Battista, anche se egli matura l’idea che questi debbano dedicare la propria vita interamente ai loro studenti, rinunciando a sposarsi e ad avere una famiglia. Allora li veste di una tonaca nera con pettorina bianca, mantello contadino e zoccoli e propone loro una prima regola di vita che inizia a scrivere nel 1685. Quasi dieci anni dopo è eletto superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, la congregazione da lui fondata in seguito a quel primo esperimento, la prima interamente formata da insegnanti maschi che restano laici, perché lui li vuole in grado di istruire non solo nella fede, ma nel sapere e nelle professioni. Con loro raggiunge alcuni importanti traguardi pedagogici: dà rilevanza al metodo simultaneo nell’insegnamento primario che sarà gratuito nelle scuole da lui fondate; organizza scuole serali e domenicali per i giovani lavoratori e inventa l’antenato del moderno insegnamento di indirizzo tecnico, commerciale e professionale.
La sconfitta dell’ignoranza… e degli ignoranti
Mentre la congregazione cresce, crescono anche le critiche che attira su di sé. Il fondatore viene prima attaccato dall’alto clero di Parigi, da alcuni parroci, dall’autorità civile, tanto che sarà costretto a trasferire tutto nel paesino di Saint-Yon, presso Rouen. Agli affondi Giovanni Battista reagisce ritirandosi in preghiera, nell’isolamento penitenziale, nella meditazione e nello studio. Verrà accusato dai cosiddetti “maestri di strada” di essere pagato dai suoi alunni, di godere di privilegi riservati alle corporazioni professionali, di mantenere una comunità di insegnanti senza le dovute autorizzazioni. Infamie gratuite e immotivate. Addirittura, nel 1702, dopo una visita canonica, viene deposto dalla carica di superiore. “Se il nostro istituto è opera di uomo non può non cadere; ma se è opera di Dio riuscirà vano ogni sforzo per distruggerlo”, è la sua reazione. Quando muore, nel 1719, le case sono già 23 e i gli allievi diecimila. Al suo funerale, nel piccolo paese in cui si era rifugiato, accorrono in trentamila. Le sue spoglie sono state trasportate a Roma nella casa generalizia dell’istituto nel 1937.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui