Burkina Faso: nuovo attacco ad una chiesa cattolica, morti 4 fedeli
Roberto Piermarini - Città del Vaticano
Quattro fedeli uccisi in un nuovo attacco contro una chiesa cattolica durante la Messa domenicale in Burkina Faso, perpetrato ieri, a Toulfé, un villaggio a una ventina di km da Titao, capoluogo della provincia settentrionale di Loroum. “La comunità cristiana di Toulfé è stata bersaglio di un attacco terroristico, mentre era riunita per la preghiera domenicale. L’assalto ha causato la morte di quattro fedeli” ha annunciato in un comunicato mons. Justin Kientega, Vescovo di Ouahigouya. Secondo le testimonianze raccolte da Fides, 8 uomini pesantemente armati sono arrivati nel villaggio intorno alle nove del mattino, a bordo di quattro motociclette. Sono entrati nella chiesa dove la comunità cattolica si era appena radunata per partecipare alla Messa, sparando all’impazzata. Tre persone sono morte all’istante, mentre un’altra è morta a seguito delle ferite riportate. Si registrano anche alcuni feriti.
E’ il quarto attacco ai cristiani nell'ultimo mese
Alla fine di aprile, uomini armati hanno ucciso un pastore protestante e cinque fedeli in un'altra chiesa nel Burkina settentrionale. Un sacerdote cattolico e cinque parrocchiani sono stati uccisi in un attacco nella città centrale di Dablo il 12 maggio e altri quattro cattolici sono morti in un attacco due giorni dopo nella città settentrionale di Ouahigouya. Nessuno ha rivendicato gli attacchi che minacciano di sovvertire i rapporti tradizionalmente pacifici tra la maggioranza musulmana e i cristiani che costituiscono un quarto dei burkinabé. Il governo ha accusato gruppi terroristici senza nome che operano nel Paese e nella circostante regione del Sahel. Estremisti islamisti con sede in Mali usano il nord e il centro del Paese per attacchi nei vicini Burkina Faso e Niger.
Il Burkina Faso sotto il mirino dei terroristi
Il Burkina Faso ha subìto ricorrenti attacchi jihadisti dall'aprile 2015, quando membri di un gruppo affiliato di Al Qaeda hanno rapito una guardia di sicurezza rumena in una miniera di manganese a Tambao, nel nord del Paese. Da allora, il numero di attacchi, attribuiti sia a gruppi affiliati ad Al Qaeda che al sedicente Stato Islamico terrorista, è aumentato in modo esponenziale. Secondo il Centro di studi strategici dell'Africa, gli attacchi sono aumentati da 3 nel 2015 a 12 nel 2016, 29 nel 2017 e 137 nel 2018.
Gruppi di jihadisti operano incontrastati nella regione del Sahel
La regione più colpita dall'insicurezza è il Sahel, situato a nord e confinante con il Mali e il Niger, dove ci sono attacchi e rapimenti da parte di diversi gruppi jihadisti. Tuttavia, anche la situazione nella parte orientale del Paese si è deteriorata dall'estate 2018. Il Burkina Faso è uno dei cinque Paesi che compongono il G5 del Sahel, insieme a Mali, Mauritania, Niger e Ciad, un gruppo che combatte il terrorismo jihadista nella regione.
Mons. Naré: la strategia dei terroristi è attaccare la convivenza inter-religiosa
Il vescovo di Kaya, mons. Théophile Naré, esprime al microfono di Oliver Bonnel la crescente preoccupazione dei cristiani per questi attacchi.
R. – Certo, la preoccupazione aumenta, perché è indiscutibile che sempre più siano prese di mira le comunità cristiane e cattoliche in particolare. Ci chiediamo come andrà avanti questa cosa e come si potrà fermare questo fenomeno. L’esercito è dispiegato nella regione da circa una settimana, ma è veramente inquietante, perché ci rendiamo conto che i terroristi non si lasciano intimorire nemmeno dalla vicinanza delle forze armate! Questo ci preoccupa molto …
Qual è lo stato d’animo dei suoi parrocchiani, della popolazione, da qualche settimana a questa parte? Quali i sentimenti predominanti?
R. – Credo che abbiano paura, ma anche un certo coraggio perché le persone continuano a riunirsi per pregare e molti dicono: “Abbiamo fiducia in Dio e sappiamo che ne usciremo”. Le persone conservano la fiducia …
Allargando lo sguardo, come considera la situazione in Burkina Faso e soprattutto il fatto che ormai i cristiani sono bersaglio proprio in questo Paese che solo qualche anno fa era ad esempio per la capacità di coesistenza?
R. – Io vedo tutto questo come conseguenza di una precisa strategia dei jihadisti che con queste loro azioni cercano di infiammare il conflitto tra le comunità. Credo che forse non sono riusciti a farlo nemmeno uccidendo i capi tradizionali e cercando di mettere poi le loro comunità l’una contro l’altra. Ora si attaccano alle altre comunità religiose, in particolare a quelle cattoliche, forse nella speranza che i cattolici prendano le armi contro i musulmani: io penso che il pensiero che corre dietro a questi attacchi sia proprio questo, quello di accendere lotte inter-etniche, interreligiose e sociali tra le comunità, perché sanno che queste lotte sono dure da combattere e da estinguere. Io spero che non riescano in questo loro intento, perché noi siamo determinati a non entrare in questa logica della violenza. Non siamo disposti ad affrontare la situazione in questo modo, non pensiamo che sia uno scontro tra islam e cristianesimo: no. E’ una determinata fascia di musulmani radicalizzati che si scontra con gli altri, con i musulmani moderati: infatti, uccidono anche i musulmani moderati, oltre ai non-musulmani. No, noi non cadremo in questa trappola.
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