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Papa Francesco nella cella di san Massimiliano Kolbe ad Auschwitz Papa Francesco nella cella di san Massimiliano Kolbe ad Auschwitz

La Chiesa cattolica e i martiri del nazionalsocialismo

Sono stati presentati, ieri sera alla Pontificia Università Gregoriana, due dei volumi della collana “Storia della Chiesa in Europa Centro-Orientale”. L’incontro è stato un' occasione di riflessione sulle figure dei martiri durante la dominazione del nazionalsocialismo tedesco che, con la loro testimonianza, “ci interpellano ogni giorno sulla nostra vita di coerenza cristiana” come ha ricordato il cardinale Angelo Amato

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Conoscere il passato per comprendere la Chiesa di oggi e portare alla luce le storie dei martiri che il nazismo stesso voleva far sprofondare nell’oblio. Sono questi i principali motivi che hanno portato alla nascita dei volumi “La Chiesa cattolica in Europa Centro-Orientale di fronte al Nazionalsocialismo” e “Perseguitati per la fede. Le vittime del Nazionalsocialismo in Europa Centro-Orientale”, presentati ieri sera alla Pontificia Università Gregoriana. Si tratta di due opere, appartenenti alla collana “Storia della Chiesa in Europa Centro-Orientale” edita da Gabrielli Editori, che hanno lo scopo di presentare la vita delle Chiese e delle comunità cristiane durante l'egemonia nazista, dando voce agli storici dei Paesi direttamente interessati e colpiti dalla tragedia della persecuzione.

La nascita dei due volumi

“Il concetto metodologico di questi due volumi è molto differente” ha spiegato don Jan Mikrut, curatore della collana, sottolineando che il testo dedicato al ruolo della Chiesa “è pensato come un manuale per studenti e professori”. Il secondo progetto, riguardante i martiri vittime del nazismo, invece, “vuole presentare le diverse forme della distruzione della Chiesa e dei suoi personaggi” ha affermato il curatore precisando che “non è una raccolta delle biografie dei martiri di quegli anni” ma è una vera e propria analisi della persecuzione della Chiesa attraverso i suoi fedeli. Uno scopo dunque che va oltre la semplice ricostruzione storica perché, come scrive monsignor Grzegorz Ryś, arcivescovo di Łódź, nella prefazione del testo dedicato ai perseguitati “senza una conoscenza accurata della storia della Seconda Guerra Mondiale e senza la memoria di essa è impossibile comprendere e ancor più guidare la Chiesa di oggi”.

Non basta fare la conta dei danni e dei morti

“Ma per descrivere le ferite della Chiesa – ha ricordato il cardinale Angelo Amato, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, intervenuto nel corso della presentazione dei volumi - non basta contare i morti e non è sufficiente catalogare le perdite materiali”. Entrambe le opere infatti non si limitano ad un mero elenco delle tragedie provocate della guerra ma, partendo dagli orrori causati dall’egemonia nazista, approfondiscono la questione interrogandosi sul ruolo della Chiesa e dei fedeli.

Il ruolo della Chiesa 

“La Polonia – ha evidenziato don Jan Mikrut – è stata la nazione più colpita dal dominio nazista. Si pensi solo che il numero complessivo delle vittime del Paese ammontò a 6.028.000”. Ma la Polonia è solo un triste esempio. Numeri sconcertanti che suscitano domande sull’atteggiamento della Chiesa in quegli anni. Una risposta non facile e soprattutto per la quale “si deve fare una differenziazione da nazione a nazione” ha sottolineato il curatore aggiungendo che “in Germania la Chiesa inizialmente non riconobbe il pericolo del nazionalsocialismo”. Situazione completamente diversa, invece, si verificò in Polonia dove “Chiesa e società erano molto unite, c’era una profonda connessione che legò anche i loro destini” ha osservato ancora Jan Mirkut sottolineando come “per questo i religiosi perseguitati in Polonia furono moltissimi”.

Il XX secolo: l’epoca dolorosa e gloriosa dei martiri

“Il secolo XX - ha illustrato il cardinale Angelo Amato - fu per la Chiesa in Europa l’epoca dolorosa e gloriosa insieme dei martiri. Uomini e donne, anziani e bambini, ricchi e poveri, attraverso cui Dio manifesta la potenza della sua grazia e della sua carità”. Si tratta di persone che “con l’offerta della loro vita innocente, immettono nella società̀ il seme divino dell’amore e del perdono, vincendo il male con il bene e facendo irrompere nell’umanità̀ la luce della speranza e della fraternità”.

La Polonia, esempio di eroismo

“Nel caso della Polonia – ha spiegato ancora il curatore - l’atteggiamento della Chiesa è stato inequivocabilmente eroico”. Tra i martiri polacchi vittime del nazionalsocialismo uno dei più conosciuti è San Massimiliano Maria Kolbe, il frate francescano che diede volontariamente la propria vita in cambio di un prigioniero destinato alla morte per fame. “Una figura che – come ha ricordato padre Pasquale Triulcio, coautore dei volumi – ci ha insegnato che solo ‘l’amore crea’ e soprattutto che ancora oggi ci aiuta a saper leggere l’epoca contemporanea e a comprendere il pericolo degli estremismi”. Ma San Massimiliano Maria Kolbe non è stato l’unico martire polacco. I fedeli perseguitati in quel periodo sono tantissimi “ed è impossibile elencarli tutti” ha sottolineato il prefetto emerito. Il volume dedicato ai perseguitati infatti “vuole tirare alla luce solo alcuni esempi di cristiani, tra milioni di persone, che diedero la loro eroica testimonianza di fede e che si comportarono in modo degno, guadagnandosi il titolo di martiri” ha ricordato il curatore.

Il ricordo della famiglia Ulma

Tra le figure menzionate c’è anche quella della famiglia cattolica Ulma, sterminata dai nazisti per aver nascosto e dato aiuto agli ebrei. “Nella loro storia – ha spiegato ancora il porporato - viene presentato un doppio scenario: da una parte le vittime innocenti e dall’altra carnefici senza scrupoli. Da una parte la civiltà dell’amore dall’altra l’inciviltà del male”

Beato Otto Neururer e Beato Josef Mayr Nusser

Figure di laici e di religiosi che hanno offerto la loro vita ce ne sono in tutte le nazioni. Oltre alla Polonia, anche l’Austria ha avuto i suoi martiri. Nel volume vengono ricordate le figure dei Beati Otto Neururer e Josef Mayr Nusser, rispettivamente un presbitero cattolico e un laico che “hanno ritenuto importante rendere testimonianza di una retta coscienza di fronte a delle coscienze ottenebrate dal male e dall’ideologia” ha spiegato don Nicola Spinato, uno degli autori del volume, aggiungendo che “queste due figure ci insegnano l’importanza della formazione intima della coscienza alla luce dell’insegnamento della Chiesa e della fede in Dio” testimoniando quanto sia grande l’amore di Cristo verso gli uomini.

La testimonianza dei martiri

“I numerosi martiri, alcuni dei quali già elevati agli onori degli altari dalla Chiesa, ci interpellano ogni giorno sulla nostra vita di coerenza cristiana. Non disperdiamo come acqua sulla sabbia, il grande dono della fede. Il Vangelo ha ancora oggi bisogno di testimoni credibili” ha affermato il prefetto emerito aggiungendo che “la lettura di quest'opera sarà di grande edificazione per tutti”

Le radici cristiane dell’Europa sono ancora salde

Quella della Chiesa durante il nazionalsocialismo è dunque una storia di sofferenza ma anche di grandi eroi, testimoni della fede. Alla luce di tutto questo il cardinale Angelo Amato ha evidenziando come “la domanda fondamentale è: perché questo scempio è avvenuto in Europa e perché popoli che fanno del cristianesimo la loro identità hanno generato un mostro così perverso è malvagio?”. Ci si chiede quindi se “sono ancora salde e sane le radici cristiane dell’Europa”. Domande cruciali alle quali, secondo il porporato, si può trovare un inizio di risposta nei volumi che “mentre descrivono i tiranni, documentano l’umanità dei martiri, la reazione sana dei cristiani di fronte agli oppressori” permettendo quindi di arrivare ad una piccola conclusione secondo cui “Chiesa e cristianesimo hanno sufficienti anticorpi per contrastare le metastasi del male e affermare il bene”. Le radici cristiane dell’Europa dunque “non sembrano inaridite ma forniscono ancora ossigeno vitale”.
Radici ancora salde nonostante le persecuzioni dei cristiani non sono terminate. “Cambiano i nomi dei persecutori ma le vittime sono sempre le stesse” ha concluso il cardinale Angelo Amato richiamando le recenti stragi di fedeli in Sri Lanka e in altri Paesi del mondo. Ma nonostante tutto “la Chiesa di Cristo continua a diffondere il suo messaggio di bontà”.

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16 maggio 2019, 09:00