XXI Assemblea generale Caritas: una sola famiglia, una sola casa comune
Adriana Masotti - Città del Vaticano
"Una sola famiglia umana, una sola casa comune". Il titolo dell'Assemblea generale si ispira all’Enciclica "Laudato si’" di Papa Francesco e per la Caritas è chiaro che “lavorare insieme per proteggerci e proteggere il nostro pianeta è cruciale per la nostra sopravvivenza”. Stamattina in Sala Stampa vaticana la conferenza stampa di presentazione con l’intervento del card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internationalis, del segretario generale Michel Roy e di María José Alexander, direttrice di Caritas Somalia.
Card. Tagle: siamo una famiglia e abitiamo la stessa casa
Il forte appello della Caritas è dunque quello a lavorare tutti insieme per far fronte alle difficoltà senza precedenti a cui è esposta l’umanità.
“Siamo spinti dalla nostra convinzione collettiva di far parte di una sola famiglia umana che condivide una sola casa comune”, ha affermato il cardinal Tagle che, ai nostri microfoni, spiega che a questa Assemblea ci sarà una partecipazione perfino dalla Cina e dai Paesi arabi:
R. - Mi sembra che gli sforzi del Santo Padre verso la Cina e il mondo arabo stiano, piano piano, producendo dei frutti. Piano piano; in questo momento ci sono porte o almeno finestre aperte. Mi sembra che sarà la prima volta che all'Assemblea ci sarà un rappresentante della Cina, non da Hong Kong o da Macao. Sarà un’opportunità per tutti per ascoltare, apprendere e capire i bisogni del popolo cinese. In Cina c’è una forma di organizzazione caritativa che non si chiama Caritas, ma che ne condivide il lavoro e lo spirito.
Mi ha colpito il fatto che in questi giorni di Assemblea avrete pochi esperti esterni perché volete parlare fra voi, fra i delegati …
R. - Sì, noi apprezziamo sempre i contributi degli esperti di questi problemi complessi del mondo, però qui tra noi c’è una ricchezza, una sapienza. Vengono collaboratori e lavoratori pastorali, vicini al popolo, che sono stati in un posto prima di un disastro, che sono rimasti là durante il disastro e continuano a vivere con la gente per la ricostruzione, per lo sviluppo continuo. Noi vorremmo approfittare di questa saggezza e poi questo tipo di condivisone dà spazio anche ai collaboratori della Caritas. È un’affermazione della loro dignità: tutti sono insegnanti e tutti sono alunni.
Eminenza, lei sarà riconfermato presidente della Caritas Internationalis per un secondo mandato. Quali le sue prospettive?
R. - Per ne il presidente è un anche un "servo" degli orientamenti indicati dall’Assemblea Generale. La mia prospettiva, come presidente, è di ascoltare, vedere, promuovere la saggezza della Confederazione. In secondo luogo, il presidente è un ponte umano e gerarchico con la Santa Sede. Questo legame fra la Caritas e i vescovi, la Santa Sede e il servizio della carità: non è solo un lavoro, è una missione ecclesiale e io vorrei promuovere questo servizio.
Come tema per questa XXI Assemblea generale avete messo insieme la famiglia, una sola famiglia, e una sola casa …
R. - Questo tema è ispirato dalla Laudato si’. Noi siamo responsabili degli altri e gli altri non sono stranieri; gli altri sono i nostri fratelli, sorelle … Siamo una famiglia grande con diverse personalità, lingue, tradizioni, culture, però insieme, come una famiglia. Per una famiglia ci vuole una casa comune: la Terra, la creazione. Noi siamo creati come custodi di questa casa comune. Papa Francesco ha parlato molto dell’ecologia integrale che custodisce l’umanità e l’ambiente, perché quando l’ambiente è distrutto, anche la vita umana è distrutta.
I lavori dell'Assemblea generale
Durante l’Assemblea generale, il cardinal Tagle sarà confermato presidente di Caritas per un secondo mandato di quattro anni, mentre si voterà per l’elezione del nuovo segretario generale e di altri responsabili. Tra i partecipanti esterni all’organismo ci saranno José Graziano da Silva, direttore generale della FAO, e il cardinale Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo, Perù, a capo del REPAM, la Rete Ecclesiale Panamazzonica a difesa dei diritti delle persone che vivono in Amazzonia. Durante le giornate di lavoro, i 450 delegati di 150 Caritas di tutto il mondo decideranno la direzione strategica della Confederazione per i prossimi quattro anni e discuteranno nuove iniziative come spiega ai microfoni di Vatican News, l’attuale segretario generale, Michel Roy:
R. - Per i prossimi quattro anni, abbiamo cinque orientamenti strategici. Il primo: la Caritas nel cuore della Chiesa. Il nostro lavoro nella Chiesa non è solo quello di sensibilizzare i cristiani, i cattolici, ma fare in modo che i poveri siano dentro la Chiesa. Il secondo orientamento riguarda il nostro lavoro umanitario nelle emergenze, quindi una preparazione per la migliore risposta possibile a questo tipo di situazioni. il terzo è la promozione dello sviluppo umano integrale per fare in modo che l’ambiente politico sia a favore dei poveri e non contro. Il quarto orientamento riguarda la nostra campagna mondiale di comunicazione per fare in modo che la gente sia allertata e che risponda. Il quinto e ultimo orientamento è più interno, ovvero cercare di rinforzare le capacità dei membri più deboli. Ognuno di questi orientamenti ha tre o quattro obiettivi. Ad esempio, il primo che ci interessa come Chiesa sono i poveri all’interno della Chiesa, cioè fare in modo che i poveri non siano solo persone che stanno fuori la porta, ma siano dentro, in tutti i sensi, quindi anche con noi. Il secondo obiettivo è lavorare con altri enti ecclesiali nel campo sociale. La Caritas, ad esempio, lavora insieme a Giustizia e Pace, ad enti che si occupano di salute, alle congregazioni religiose. Come fare per dare una testimonianza comune sull’importanza della dignità della persona e dei diritti umani per noi cristiani? Il terzo obiettivo è sviluppare sempre di più cooperazioni ecumeniche e interreligiose per fare sì che la dimensione dell’uomo non sia solamente quella materiale, del consumo, ma sia molto di più. Questo è il frutto del lavoro dei membri che l’anno scorso hanno collaborato per indicarci le priorità. Adesso, durante l’aAssemblea generale penseremo a come implementare insieme tutto questo.
Lei ha detto una cosa importante: vogliamo mettere i poveri ancora più al centro della Caritas; poi ha parlato di una politica che non risponde alla necessità di cambiare un sistema economico …
R. - Sì, possiamo essere dispiaciuti che i politici a tutti i livelli non vedano lontano, perché tutto funziona nel breve termine; anzi vedono bene, però non fanno nulla. Ad esempio al Summit di Parigi nel 2015 sul clima, sono state prese delle decisioni ma chi realmente oggi si impegna a rispettarle? Ovviamente ci sono persone che lo fanno, però siamo lontani da ciò che andrebbe veramente fatto. Allora, la nostra esperienza ci dice che la speranza deve essere riposta nella gente, nei più poveri e che la politica si dovrebbe costruire a partire dai loro sogni, dalle loro domande, dalla loro visione di un mondo più giusto per loro. Mettere i poveri al centro e costruire la Chiesa, la società con loro e non per loro, perché questo non funziona. Cambiare - è stato detto dalla nostra collega della Somalia - da programmi ad animazione. Siamo facilitatori, bisogna svegliare le persone, rianimare ciò che c’è dentro di loro: la forza, la sinergia, la luce. Ognuno ha questi elementi. Per questo è molto importante avere relazioni personali con le persone, per accompagnare il cammino verso questa direzione. Quindi non solo dare qualcosa da mangiare o da vestire. L’idea è quella di ricostruire questo mondo a partire dalla gente e non approfittare della gente, perché quest’ultimo è il tipo di modello che si segue. La disuguaglianza nel mondo non è mai stata così grande. In futuro, vedo arrivare flussi enorme di popolazione prima all’interno dei Paesi e poi verso gli altri Paesi a causa dei cambiamenti climatici. Quando non si può più produrre e mangiare, allora che fare? Morire o muoversi? La gente si muove. Ci saranno delle grandi masse e bisognerà accoglierle. Per questo bisogna cambiare. Questo modello di sviluppo economico – e lo dice bene Papa Francesco nella Laudato si’ – ci ha portato ad una situazione terribile. Bisogna cambiarlo e lo facciamo a partire dalla gente e con i poveri.
Il Forum dei giovani e delle donne della Caritas
María José Alexander, la più giovane direttrice di una Caritas nazionale, Caritas Somalia è intervenuta alla presentazione parlando dell’importanza di mobilitare i giovani e di sensibilizzare al lavoro della Caritas nelle comunità di base. Un forum dedicato ai giovani e un altro al contributo delle donne di Caritas si è tenuto ieri, alla vigilia dell’apertura dell’Assemblea e Maria José Alexander ha sottolineato quanto la passione delle nuove generazioni e la capacità anche delle donne di rinnovare le strategie e di adattarsi ai nuovi contesti, possano arricchire l’azione dell’organismo caritativo ecclesiale nei diversi Paesi.
Il collage interattivo fatto di volti di migranti
Un collage interattivo di foto di migranti e di rifugiati del passato e del presente, di leader e di operatori della Caritas stessa nel mondo, campeggia coperto in Sala stampa vaticana. “Il futuro è fatto di NOI, condividiamo il viaggio”, è il titolo. Al termine della conferenza stampa, il cardinal Tagle ha incollato nell’opera d’arte una foto del proprio nonno materno, un bambino cinese immigrato nelle Filippine. Durante l’Assemblea Generale, rappresentanti di Caritas e di migranti incolleranno altre foto per completarlo. Alto tre metri, il collage è stata creato dall’artista romano Stefano Maria Girardi per la campagna mondiale di Caritas: “Condividiamo il viaggio”. “L’opera - ha spiegato il card. Tagle - afferma l'unica umanità che tutti formiamo, pur essendo persone singole molto diverse le une dalle altre”. L‘immagine centrale è il volto di una ragazza di 21 anni collaboratrice della Caritas del Bangladesh e sovrapposti all’immagine ci sono tanti altri volti “per dire – ha concluso l’arcivescovo di Manila - che tutti noi siamo insieme ogni giorno”.
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