Medjugorje: la decisione del Papa vera attenzione pastorale
Federico Piana- Città del Vaticano
“Questa scelta rientra nella peculiare attenzione pastorale che il Santo Padre vuole dare alla realtà di Medjugorje, visti il notevole flusso di fedeli e gli abbondanti ed innegabili frutti di grazia”. Il commento alla decisione di Papa Francesco di autorizzare i pellegrinaggi nella città della Bosnia-Erzegovina, dal 1981 luogo delle presunte apparizioni mariane ancora al vaglio delle autorità ecclesiastiche, arriva dal mariologo Antonino Grasso. Docente all’ Istituto superiore di scienze religiose ‘San Luca’ di Catania, socio corrispondente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale e autore di numerosi libri dedicati alla Vergine Maria, il professor Grasso preferisce subito mettere in chiaro un punto essenziale: “Con l’autorizzazione ai pellegrinaggi, Papa Francesco non entra nel merito delle questioni dottrinali relative alle presunte apparizioni della Vergine ai sei veggenti iniziate nel giugno del lontano ’81 e, come tutti sanno, non ancora concluse”.
Decisione per preservare i frutti della grazia
In sostanza, l’aver permesso i pellegrinaggi serve per non disperdere i numerosi frutti di bene che arrivano da Medjugorje ma non sono il riconoscimento delle apparizioni perché, dice il professor Grasso, “le mariofanie ancora in corso rimangono sottoposte all’attento esame da parte della Chiesa”. Poi cita il teologo francese René Laurentin: “Tutti, nella nuova situazione che si è venuta a creare, dovremmo ricordare cosa scrisse questo grande mariologo che si occupò direttamente del fenomeno: ‘Grazia e frutti continuano a manifestarsi a Medjugorje. Se queste apparizioni mariane sono veramente frutto del Cielo allora nessuno le potrà contrastare’. Non bisogna avere fretta”.
Tutte le apparizioni hanno valore relativo
Il valore di tutte le apparizioni mariane di ogni tempo, però, è relativo. “Infatti – spiega il professor Grasso – esse, anche le più importanti, non ci dicono nulla di nuovo, nulla di diverso, nulla di contrario a ciò che Dio ci ha rivelato nella Sacra Scrittura. La Rivelazione ufficiale e fondamentale di Dio cominciata nell’Antico Testamento si è realizzata in pieno con la venuta di Cristo. Dio ha già detto tutto quello che era necessario alla nostra salvezza. Il Padre non ha più nulla da comunicare al mondo, né in questo tempo né in quello futuro. Nessuna apparizione, quindi, è indispensabile alla fede”.
Non rifiutare le vere apparizioni: sono doni del Cielo
Tutto ciò non vuol dire che Dio non possa intervenire nella storia per attualizzare le cose che già ci ha detto, per affidare un messaggio interpretativo a favore della comunità ecclesiale e sociale. Specifica il professor Grasso: “Le apparizioni se non sono una novità oggettiva sono tuttavia una novità profetica. Sono come un imperativo di Dio a valutare, nei momenti storici che l’umanità attraversa, alcuni aspetti del Vangelo”. Ma qual è, allora, la vera funzione delle apparizioni? “ E’ quella – risponde – di essere una luce interpretativa della Rivelazione attraverso la cui mediazione viene messa in evidenza la realtà del soprannaturale”. La relatività delle apparizioni non giustifica il loro rifiuto e la loro svalutazione “perché se autentiche - chiosa il professor Grasso – appartengono alla categoria delle grazie donate gratuitamente dal Cielo e devono essere accolte con gratitudine”.
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