L'udienza del 16 maggio con la comunita' dei Fratelli delle Scuole Cristiane L'udienza del 16 maggio con la comunita' dei Fratelli delle Scuole Cristiane 

Lasalliani: con il Papa scuole per gli ultimi nelle frontiere del mondo

L’invito di Papa Francesco ai Fratelli delle Scuole Cristiane incontrati durante il giubileo per i 300 anni dalla morte del fondatore, san Giovanni Battista de La Salle, a imitare la sua passione per “gli ultimi e gli scartati” non cade nel vuoto. Il vicario generale Fratel Gallardo descrive i progetti di solidarietà già attivi e futuri

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

San Giovanni Battista de La Salle ha incontrato Cristo sotto “gli stracci dei poveri” e questo lo ha spinto “a fondare una comunità di Fratelli che si dedicassero ad annunciare il Vangelo ai poveri attraverso un'educazione umana e cristiana”. Così il Superiore generale della congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, lo statunitense fratel Robert Schieler, ha presentato a Papa Francesco il cuore del carisma del santo fondatore, il sacerdote francese, patrono degli insegnanti, del quale i membri della comunità lasalliana celebrano quest’anno il 300° anniversario della morte, nell’udienza del 16 maggio in Sala Clementina.

Fratel Gallardo: nuove scuole dall’Amazzonia al Ghana

Nell’incontro con trecento tra fratelli, educatori laici e alunni di scuole romane membri della comunità lasalliana, il Papa ha chiesto ai figli spirituali di Giovanni Battista de La Salle di “approfondire e imitare la passione del fondatore per gli ultimi e gli scartati”, cercando chi è nello smarrimento, nel degrado, nel disagio e nella povertà. Al vicario generale fratel Jorge Gallardo de Alba, messicano, chiediamo come i Fratelli delle Scuole Cristiane, che sono 3500 nel mondo, e i loro 90mila collaboratori laici, cercano di rispondere, come ha assicurato il superiore generale al Pontefice “ai bisogni educativi di coloro la cui dignità e i cui diritti fondamentali non sono riconosciuti”.

Ascolta l'intervista a fratel Jorge Gallardo de Alba

R.  – Per questo Giubileo, in questo 300.mo anniversario, il Papa ci ha chiesto di andare al di là delle frontiere e quindi è lo stesso nome che abbiamo dato al progetto: “Al di là delle frontiere”, per avere una o due opere in ogni continente. Per esempio, in America latina, nella tripla frontiera amazzonica con il Brasile, Colombia e Perù, c’è un’opera cominciata qualche mese fa. Qui in Europa, nel quartiere Molenbeek-Saint-Jean di Bruxelles, dove ci sono minoranze soprattutto dell’Africa del nord, c’è un’altra comunità che comincerà tra qualche settimana. In Africa abbiamo due scuole, una in Sud Sudan, a Rumbek e in Ghana, alla frontiera con il Burkina Faso. Poi in Asia, alla frontiera tra Thailandia e Myanmar, c’è una scuola per i migranti della Birmania che sono senza cittadinanza. Poi, c’è un progetto un po’ più grosso in Africa, a livello di scuola superiore; abbiamo già cominciato con l’aiuto della conferenza episcopale etiope, con la Ethiopian catholich university ad Addis Abeba. Insieme a queste abbiamo un centro di insegnamento tecnico a Nduala, in Camerun. A Ouagadougou, in Burkina Faso, c’è l’Università lasalliana d’Africa che coinvolge anche altri Paesi, soprattutto dell’ovest dell’Africa. E poi c’è un progetto che abbiamo chiamato “Fratelli”, in collaborazione con i fratelli maristi, con una comunità in Libano che serve soprattutto i rifugiati siriani e iracheni. Alla fine del mese apriremo un altro progetto, che abbiamo chiamato “Fratelli 2”, che potrebbe realizzarsi nella frontiera tra il Perù e il Venezuela o fra Messico e Stati Uniti oppure nello stato di Sabah, nell’isola del Borneo, in Malesia occidentale, con studenti della minoranza Kadazandusun. Dobbiamo decidere alla fine di questo mese. Lavoreremo sempre con i fratelli maristi.

 

Nelle scuole dell'Occidente, e nei Paesi più sviluppati, come concretizzare la missione educativa, ricordata dal superiore generale nel suo saluto al Papa, di liberare gli oppressi e raggiungere i non raggiunti?

R. – Ci sono sempre, nelle nostre scuole, oltre a studenti appartenenti alla classe media o anche ricchi, anche persone emarginate, sia per ragioni sociali, psicologiche… quindi c’è un punto importante in questo appello che ci fa il Papa. E’ nella nostra tradizione l’inclusività, noi accettiamo tutti gli allievi che chiedono di essere iscritti alle nostre scuole senza guardare alla religione o all’orientamento sessuale… questa è una caratteristica importante per accogliere tutte le persone emarginate… Un'altra opera in cui siamo impegnata riguarda il servizio, a livello universitario. C’è un motto nelle nostre scuole: entriamo per imparare, usciamo per servire. C’è anche il programma di aiuto scolare per i ragazzi con più difficoltà all’apprendimento. Tanti ex allievi ricordano le scuole per queste attività nei confronti dei più poveri. In ogni nostra scuola c’è sempre un attimo durante la mattina di silenzio e meditazione che aiuta anche a far concentrare la mente dei ragazzi, per connettersi con loro stessi, con Dio e con gli altri.

I vostri sforzi per la nuova evangelizzazione portano frutti anche nel campo delle vocazioni, di studenti usciti dalle vostre scuole?

R. – Ci sono tanti ex allievi sacerdoti, vescovi, cardinali… Credo sia importante vedere che questa ricerca di vocazioni va secondo noi al di là della vocazione religiosa. C’è una vocazione laica consacrata, abbiamo anche questo movimento dei laici lasalliani, insegnanti, genitori, ex allievi, che hanno deciso di vivere in comunità e lavorare per il servizio educativo ai più poveri. Per quanto riguarda la vocazione religiosa abbiamo un bel problema adesso, in Africa non c’è spazio nel noviziato per i novizi, quindi abbiamo deciso di aprire un altro noviziato… oggi ne abbiamo due, uno con 22 e un altro con 33, che è una cosa bellissima. Qui in Europa, invece questo movimento di impegno e consacrazione laica lasalliana è in crescita.

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Le scuole per gli "scartati" nel mondo
17 maggio 2019, 12:58