Sri Lanka a un mese dagli attacchi: la fede più forte della paura
Amedeo Lomonaco – Colombo (Sri Lanka)
È una comunità ancora profondamente scossa dagli attacchi che, lo scorso 21 aprile, hanno devastato il Paese. Nella capitale Colombo la polizia presidia gli ingressi delle chiese e altri luoghi che potrebbero essere nuovamente colpiti dalla furia omicida del terrorismo. Il timore di ulteriori attentati accompagna anche questo giorno. È passato esattamente un mese dagli attacchi, poi rivendicati dal sedicente Stato islamico. Nei volti dei fedeli che partecipano alle celebrazioni liturgiche per ricordare le vittime di quei tragici eventi, si vede una comunità unita dalla preghiera. Con “Aiuto alla Chiesa che Soffre” abbiamo partecipato ad una Santa Messa a Colombo. Tra i fedeli presenti alla celebrazione, molti giovani. La fede - sottolineano - è più forte della paura.
La statua rimasta intatta dopo l’esplosione
Una grande commozione pervade i fedeli al termine della Messa, quando il sacerdote che h presieduto la celebrazione mostra una piccola statua di Gesù Bambino. Era a meno di 4 metri dal luogo dell’esplosione nel Santuario di Sant’Antonio a Colombo. È rimasta intatta. Era protetta solo da un fragile vetro.
Memoria, preghiera e speranza
In questo giorno, dedicato in particolare al ricordo delle oltre 250 vittime, tra cui molti bambini, si intrecciano memoria, preghiera e speranza. Sono molti i fedeli che partecipano alle celebrazioni in memoria di quanti hanno perso la vita per gli attacchi compiuti, nel giorno di Pasqua, da estremisti islamici nel santuario di Sant’Antonio a Colombo, nella chiesa di San Sebastiano a Negombo, in quella evangelica di Sion a Batticaloa e in tre alberghi della capitale. È la preghiera l’espressione più forte di questa comunità ferita ma non disunita. Il ricordo delle vittime è un abbraccio orante a quelle vite innocenti nella speranza che il dramma del terrorismo, in Sri Lanka e non solo, sia un linguaggio senza futuro.
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