Abusi: operative le linee guida della Conferenza episcopale italiana
Federico Piana - Città del Vaticano
Le linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Conferenza Episcopale Italia e della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori da oggi diventano operative, dopo essere state limate e pubblicate sul sito internet della Cei. I principi che ispirano il documento, approvato nel maggio scorso dall’assemblea generale dei vescovi, sono nove: rinnovamento ecclesiale, protezione e tutela dei minori e delle persone vulnerabili, ascolto, accoglienza ed accompagnamento delle vittime, responsabilizzazione comunitaria e formazione degli operatori pastorali, formazione dei candidati agli ordini sacri e alla vita consacrata, giustizia e verità, collaborazione con la società e le autorità civili, trasparenza e comunicazione, strutture e servizi sempre più innovativi.
Un gesto coraggioso
Don Gianluca Marchetti, membro del consiglio di presidenza del Servizio Nazionale di Tutela dei Minori, definisce coraggioso il varo del provvedimento. Rispetto alle precedenti linee guida del 2014, la prospettiva si amplia, spiega: “Si dilata anche grazie alle indicazioni di Papa Francesco e agli studi compiuti dalla Chiesa universale. Ora al centro non ci sono più soltanto alcune procedure canoniche ma la tutela globale del minore e della persona vulnerabile”.
L’ascolto delle vittime: primo passo
Dare ascolto e credibilità a chi denuncia un abuso è il primo passo da compiersi. Le linee guida sono chiare: “Chi afferma di essere stato vittima di un abuso sessuale in ambito ecclesiale, come pure i suoi familiari, hanno diritto ad essere accolti, ascoltati ed accompagnati: il vescovo ed il superiore competente devono essere sempre disposti ad accogliere ed ascoltare queste persone sia personalmente sia attraverso un proprio esperto in materia”. Don Marchetti ci vede qui un cambio netto di rotta: “Molte vittime quando raccontano la loro esperienza mostrano soprattutto un dolore: non essere state ascoltate e credute. Ma adesso si cambia. Dovrà essere il cuore della comunità ecclesiale a mettersi in ascolto per aiutare e sostenere”.
La denuncia alle autorità civili, obbligo morale
Denunciare alle autorità civili un abuso diventa impegno di coscienza. Al punto 8 delle indicazioni operative si legge che l’autorità ecclesiastica ha come obbligo morale di procedere all’inoltro dell’esposto all’autorità civile una volta appurato che ci sia un fondato sospetto del delitto. Di più: lo stesso punto 8, sottolinea come, aperto un procedimento penale secondo il diritto dello Stato, sia doveroso, da parte dell’autorità ecclesiastica, mantenere viva e costante la collaborazione con le autorità civili. “E’ una novità radicale – fa notare don Marchetti -. E nasce da un principio: la collaborazione con le autorità civili. Entrambe hanno il fine di tutelare i minori. Proprio perché le finalità sono le medesime, non dobbiamo aver timore di collaborare. Non ci deve essere una visione conflittuale, non si deve proteggere qualcosa o qualcuno, ma ricercare la verità e la giustizia”.
Maggiore attenzione alla selezione del clero
Altro imperativo è la selezione, la formazione e l’accompagnamento dei candidati all’ordine sacro e alla vita consacrata. “I vescovi ed i superiori maggiori non vi ammettano persone che non abbiano dimostrato un profondo e strutturato equilibrio personale e spirituale. E ai futuri chierici e religiosi deve essere garantita una sana formazione umana, psicologico-affettiva e spirituale”, recita il punto 4 delle indicazioni operative. Don Marchetti, entrando nel dettaglio, specifica che per la Chiesa, tutto questo non è una novità: da secoli è attenta alla formazione dei suoi membri. Ma la novità va vista “nella rete da tessere con le scienze umane, come, ad esempio, la psicologia. Bisogna mettere in piedi queste alleanze, senza avere paura del confronto”.
Chiesa, casa di vetro
La preoccupazione dei vescovi italiani è anche trasformare la Chiesa in una casa di vetro, dove non poter nascondere nulla. “E’ importante – si legge nel decimo punto delle indicazioni operative delle linee guida – che la comunità ecclesiale, nelle modalità più opportune, sia informata e resa consapevole di ciò che avviene in essa e che necessariamente la coinvolge; deve, inoltre, essere motivata per divenire protagonista dell’azione, prevenzione e protezione al suo interno e nella società”. Su questo, don Marchetti non ha dubbi: è essenziale divenire trasparenti. “Perché - aggiunge - ci rendiamo conto quanto facilmente l’informazione può essere manipolata. Tante volte si fa fatica a comunicare ciò che fa la Chiesa. Ma la Chiesa non deve avere paura di raccontare ciò che capita in essa. Così facendo si fa anche vera formazione”.
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