Chiesa Eritrea: digiuno e preghiera per la chiusura degli ospedali cattolici
A cura di Paolo Ondarza
Nella missiva datata 22 giugno, il presule chiede che l’iniziativa, da promuoversi in tutte le chiese e monasteri cattolici del Paese, abbia inizio oggi, nella memoria di San Giustino de Jacobis, missionario lazzarista dell'Abissinia, e si concluda il prossimo 12 luglio, festa dei santi Pietro e Paolo secondo il calendario liturgico di rito geez.
Preghiera, digiuno e fiducia nel Signore
Rivolgendosi ai parroci, alle religiose e ai religiosi, mons. Tesfamariam descrive con pena la grave situazione nel Paese a seguito della decisione del governo eritreo, nei giorni scorsi, di chiudere le 22 strutture sanitarie gestite dalla Chiesa cattolica nelle sue quattro eparchie. Il provvedimento è stato una risposta alle critiche rivolte dai vescovi al regime del Presidente Isaias Afewerki, al potere dal 1993. L’arcivescovo di Asmara cita il profeta Nehemia: “Quando udii queste parole, mi misi seduto, piansi, e per molti giorni fui in grande tristezza. Digiunai e pregai davanti al Dio del cielo (Ne, 1,4)”; quindi spiega: solo il Signore può aiutare, consolare e “risolvere i nostri problemi”.
Accanto ai malati e ai religiosi: vostra sofferenza non è vana
“Saremo consolati dal Signore”, si legge. Nel testo non manca un forte invito alla speranza tratto da Isaia: “La mia infermità si è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati (Is 38,17)". “I problemi che stiamo affrontando – afferma il presule - devono fortificarci, più che indebolirci. Il pensiero nella preghiera sia rivolto in modo speciale agli ) ammalati e ai religiosi” che hanno dedicato loro la vita. “Il vostro servizio e la vostra fatica non saranno vani” aggiunge, concludendo che il Signore ricompensa con abbondanza di grazie chi persevera con Lui nella prova.
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