Gerusalemme: respinto ricorso del Patriarcato greco ortodosso su immobili contesi
Secondo il giudizio emesso lunedì 10 giugno dalla Corte, le proprietà del Patriarcato greco ortodosso sono state legittimamente acquistate da intermediari stranieri che agivano per conto di Ateret Cohanim. E’ stata quindi confermata la sentenza pronunciata due anni fa dalla Corte distrettuale di Gerusalemme. Due dei tre edifici contesi si trovano presso la porta di Jaffa, nel quartiere cristiano della città vecchia, e sono adesso utilizzati come hotel. La vendita era avvenuta nel 2004, e la notizia della cessione aveva provocato proteste e malumori in seno alla comunità cristiana greco ortodossa, culminati con la deposizione del Patriarca Ireneo I da parte del Santo Sinodo con l’accusa di alienazione indebita di immobili del Patriarcato. La decisione della Corte suprema d’Israele pone fine a un contenzioso durato più di 14 anni.
Per i Capi delle Chiese cristiane viene violato lo Status Quo” dei Luoghi Santi
Nel 2017, dopo la sentenza della Corte distrettuale di Gerusalemme che aveva già riconosciuto la legittima acquisizione degli immobili contesi da parte di Ateret Cohanim, i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme avevano firmato un documento congiunto in cui denunciavano il “tentativo sistematico per minare l'integrità della Città Santa” e “per indebolire la presenza cristiana in Terra Santa”. Un progetto che, a giudizio dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, si manifestava nelle anche “violazioni dello Status Quo” dei Luoghi Santi. Nel loro documento congiunto, firmato anche da Teophilos III, Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, e dall'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, si esprimeva ferma opposizione a “qualsiasi azione” messa in atto da “qualsiasi autorità o gruppo” che abbia l'effetto di violare e minare “leggi, accordi e regolamenti che hanno disciplinato la nostra vita per secoli”. (G.V. - Agenzia Fides)
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