Migranti, vescovi del Lazio: “No a germi di intolleranza e razzismo”
Chiara Capuani – Città del Vaticano
"Vorremmo invitarvi ad una rinnovata presa di coscienza: i bambini, i giovani, le famiglie, gli anziani da soccorrere non possono essere distinti in virtù di un 'prima' o di un 'dopo' sulla base dell'appartenenza nazionale. Siamo tutti figli di Dio”. Così i vescovi del Lazio in una lettera ai fedeli per la solennità di Pentecoste. "Purtroppo nei mesi trascorsi le tensioni sociali all'interno dei nostri territori, legate alla crescita preoccupante della povertà e delle diseguaglianze, hanno raggiunto livelli preoccupanti". I vescovi si appellano ai fedeli, affinché raggiungano una presa di coscienza e le tensioni sociali all'interno dei territori non continuino a progredire.
Mons. Spreafico: la carità sia uno stile di vita
Ai microfoni di Radio Vaticana Italia, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, sottolinea che "è un clima rancoroso quello che stiamo vivendo". "Per questo - aggiunge - abbiamo deciso di far presente a tutti i fedeli che c’è la necessità, ora più che mai, di mostrare un senso di compassione nell’incontro con l’altro. Vivere con misericordia la sofferenza del prossimo, vivere la carità, assumerla come stile di vita”. "Dobbiamo essere dei pacificatori - osserva il vescovo - dobbiamo prendere l’incontro con l’altro, sia esso un immigrato, un Rom, un semplice povero che vive per strada, come un dono di Dio. E per farlo dobbiamo cominciare dall’ascolto, dall’accoglienza e dalla benevolenza”.
Il ruolo della Chiesa
“Noi siamo famiglia. Dobbiamo essere il simbolo della comunità per la quale Gesù ha pregato – prosegue il presule – il noi dei cristiani è inclusione. Nella sfilacciatura delle relazioni di oggi, nella frammentazione dei rapporti sociali che ci troviamo a fronteggiare dobbiamo fare fronte comune. Dobbiamo sconfiggere la solitudine, il grande male del nostro tempo”.
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