Vescovi italiani per la Giornata del ringraziamento: il pane è fonte di vita e di giustizia
Barbara Castelli – Città del Vaticano
“Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi alimento di vita, di dignità e di solidarietà”. In un Messaggio per la 69.esima Giornata nazionale del ringraziamento, il prossimo 10 novembre, i vescovi italiani auspicano che “il pane sia accolto in stili di vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni della sua realtà”. Il pane, infatti, “è fonte di vita, espressione di un dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto valorizza e trasforma”.
Pane di giustizia
Il pane, rimarcano i presuli, dovrebbe essere prodotto “ogni giorno rispettando la terra e i suoi frutti, valorizzandone la biodiversità e garantendo condizioni giuste ed equa remunerazione” per “chi la lavora”, evitando “le forme di caporalato, di lavoro nero o di corruzione”. Il pane, si legge nel Messaggio, “non può essere usato per vere e proprie guerre economiche, che i paesi economicamente forti conducono sul piano della filiera di commercializzazione, per imporre un certo tipo di produzione ai mercati più deboli”. Nulla, dunque, “neppure le forme della produzione industriale”, “deve offuscare la realtà di un pane che nasce dalla terra e dall’amore di chi la lavora, per la buona vita di chi lo mangerà”.
Germe di pace
La forza simbolica del pane si trasfigura nell’Eucaristia, aiutando a comprendere “la realtà di un pane che è fatto per essere spezzato e condiviso, nell’accoglienza reciproca”. Nella preghiera cristiana del Padre nostro, insistono i vescovi italiani, “chiediamo a Dio di darci ‘il nostro pane quotidiano’: una richiesta che ciascuno non fa solo per sé, ma per tutti. Se si chiede il pane, lo si chiede per ogni uomo”. “Per tanti popoli il pane non è solo un cibo come tanti altri, ma elemento fondamentale, che spesso è base per una buona vita – concludono – quando manca, invece, è la vita stessa ad essere a repentaglio e ci si trova esposti ad un’insicurezza che alimenta tensioni sociali e conflitti laceranti”.
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