Simeone e Samir, una storia per riflettere sul dialogo interreligioso
Luisa Urbani – Ascoli Piceno
“Eliminare i pregiudizi e partire disarmati, predisponendosi ad un incontro reale”. È questo il messaggio che vuole trasmettere l’attore e regista Alessandro Berti con la rappresentazione teatrale “Simeone e Samir, dialoghi notturni tra un cristiano e un musulmano”. Si tratta di una storia che nasce, spiega il regista, “dal desiderio di far riflettere sulla possibilità di dialogo tra cristiani e musulmani” perché, aggiunge Ignazio De Francesco, monaco dossettiano e autore del libro al quale si è ispirato Alessandro Berti, “oggi abbiamo bisogno di portare il tema del dialogo interreligioso più vicino ai giovani e dobbiamo farlo in un modo vivo, come il teatro”.
Da Francesco a Francesco
La performance, partendo dai dialoghi di Simeone e Samir, si collega a due eventi storici: l'incontro tra San Francesco e il Sultano al-Malik al-Kāmil e la firma del Documento sulla "Fratellanza Umana" da parte di Papa Francesco e del Grande Imam di Al- Azhar. Dichiarazione questa, destinata a segnare la storia dei rapporti tra Cristianesimo e Islam in quanto rafforza il dialogo interreligioso, rigettando qualsiasi giustificazione della violenza compiuta in nome di Dio.
Simeone e Samir: parlare al passato per pensare al presente
In una notte di tempesta, alla vigilia di una battaglia tra l'esercito cristiano e quello musulmano, due uomini sono in fuga dai rispettivi accampamenti. Si tratta di un medico cristiano apostata, furbetto, inquieto e un brigante islamico tutto cuore e devozione. Entrambi si rifugiano in una grotta del deserto. La convivenza forzata li porta a conoscersi e a dialogare sul senso della vita. Prima si scontrano, poi dibattono, poi ricordano, arrivano a cantare e addirittura danzare. Quella di Simeone e Samir, evidenzia l’autore del libro, “non è la restituzione romanzata di un quadro storico, ma l’evocazione di una situazione esistenziale” creata per “riflettere sulle sfide della contemporaneità”, come la possibilità o meno di un dialogo tra fedi diverse.
Cristiani e musulmani: dialogo sempre possibile
Comunicare tra fedi diverse non è sempre facile, ma è sicuramente possibile se si lavora insieme “senza negare le differenze reciproche e cercando un terreno comune” evidenzia Ignazio De Francesco. Un incontro è possibile perché “basato sul riconoscimento di un unico Dio e sulla mistica. Lo spettacolo si può considerare anche un po’ un testo di mistica perché dimostra che quando l’uomo ha un rapporto veramente spirituale con Dio, incontra l'altro anche se questi non è della propria religione” aggiunge il monaco dossettiano.
Riconoscere l’altro
Un dialogo dunque realizzabile se fondato sul riconoscimento reciproco, come sottolinea don Giuliano Savina, direttore dell’Unedi Cei, evidenziando che riconoscimento “non significa per forza andare d’accordo”. La relazione è dunque vista come un “messaggio ecumenico interreligioso” aggiunge Ignazio De Francesco.
Imparare ad ascoltare
Ma bisogna innanzitutto saper ascoltare perché, precisa don Giuliano Savina, “imparando ad ascoltare la voce straniera, questa diventa fraterna”. Ed in questo “la rassegna ‘I Teatri del Sacro ha un’importanza fondamentale perché gli spettacoli messi in scena educano all’ascolto”.
Un processo di digressione
La rappresentazione porta così i suoi spettatori a chiedersi se oggi è ancora possibile un dialogo tra cristiani e musulmani. Un quesito al quale don Giuliano Savina risponde così: “Stiamo vivendo un processo di digressione che custodisce una trasformazione trasfigurante, di un qualcosa di nuovo che non tradisce la verità della nostra vita ma che aiuta a capirla fino in fondo. Questo è un processo che dobbiamo accogliere. In questo momento misterioso c’è dato di scoprire qualcosa di nuovo che, se ci predisponiamo all’ascolto, non ci spaventa”.
Istruire gli ignoranti
Lo spettacolo però non offre solo spunti di riflessione sul rapporto tra cristiani e musulmani. “Simeone e Samir”, come tutte le opere presentate in occasione della rassegna “I Teatri del Sacro”, vuole portare gli spettatori di tutte le età a riflettere sul significato delle Opere di Misericordia. In questo caso, viene richiamata l’opera spirituale “istruire gli ignoranti”. Quando il ricordo dell’“insegnamento” di San Francesco irrompe nella discussione tra Simeone e Samir, inizia l’ascolto, il dubbio, il discernimento e la crisi delle proprie certezze. Da quel momento, le parole trasformano in dialogo: prende vita la comprensione, la collaborazione e i due andranno insieme verso la salvezza.
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