Cile: no a insegnamento facoltativo della religione a scuola
In una dichiarazione - pubblicata sul quotidiano “El Mercurio” e firmata dalla Conferenza episcopale cilena (Cech), insieme ai rappresentanti delle Chiese riformate (evangelici, battisti, luterani, dei Santi degli ultimi giorni, avventisti), della comunità ebraica e di quella islamica - si evidenzia come l’insegnamento della religione contribuisca “alla formazione di un cittadino democratico, responsabile, etico, critico, libero, solidale, con una visione della cultura e della religiosità della società in cui vive”.
Promuovere la formazione integrale
Secondo i leader religiosi, passare da un piano formativo obbligatorio della religione a due ore facoltative, presentate in alternativa ad altre tre proposte, “crea una concorrenza artificiale e iniqua, favorendo l’eliminazione della disciplina dal corso di studi”, e privando così gli studenti della possibilità di una “formazione integrale” e di uno “sviluppo etico, sociale e culturale che proprio la Legge generale dell’educazione dichiara di perseguire”.
Appello a riconsiderare la decisione presa
Perciò, i firmatari invitano il Consiglio nazionale dell’educazione a “riconsiderare la sua recente decisione”, riconoscendo che l’insegnamento della religione “è lo spazio formativo privilegiato per prendersi cura e formare la dimensioni spirituale, etica e morale di uno studente”. (Agenzia Sir)
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