Ecumenismo, il Sae ad Assisi: dalla parte dei poveri
Fabio Colagrande- Città del Vaticano
“Poveri è una parola esigente e ambivalente per tutte le tradizioni cristiane e un termine discriminante in ambito sociale e globale”. A partire da quest’affermazione il Segretariato attività ecumeniche, Sae, storica associazione italiana di laici per l’ecumenismo nata con il Concilio, ha deciso di dedicare la 56ma Sessione di formazione, in corso alla Domus Pacis di Assisi, al tema “Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”. “Abbiamo iniziato lo scorso anno con questo tema così impegnativo ma così attuale ed era chiaro che non potevamo risolverlo in una sola puntata”, spiega il teologo Piero Stefani, presidente del Sae, ai microfoni di Radio Vaticana Italia. “Per questo ci torniamo quest’anno con un’attenzione speciale ai temi della povertà”.
Posizioni diverse fra le chiese cristiane
“Bisogna tener conto che la nostra è un’associazione ecumenica – spiega Stefani – ed è quindi interessata in prima istanza ai rapporti fra le Chiese cristiane. Come ci aspettavamo, durante il corso del 2018 è risultato che rispetto al tema della ricchezza le Chiese hanno posizioni diverse. Quest’anno ci interroghiamo su quale atteggiamento i credenti in Cristo, provenienti da diverse esperienze e comunità, assumono rispetto alla povertà altrui e anche rispetto all’ideale di povertà proprio di ciascuna confessione”.
Povertà come ideale evangelico
“La parola povertà può avere un significato immediatamente negativo. È un dato di fatto che il mondo sia diviso tra ricchi e poveri e al di là del concetto astratto di povertà c’è un problema molto concreto con cui fare i conti. Ma, come sappiamo, nell’ideale evangelico c’è anche la povertà di spirito e una povertà che, come stile di vita complessivo, è una delle prospettive più innovative e impegnative che da duemila anni percorre e inquieta la vita delle chiese”.
L’opzione per i poveri resta profetica
“Credo che rispetto al tema della povertà oggi le diverse confessioni cristiane debbano scegliere al proprio interno da che parte stare”, aggiunge il presidente del Sae. “Sembrerebbe ovvio dire che la Chiesa e le Chiese oggi debbano stare dalla parte dei poveri: ma nei fatti non è sempre così. Sia per la distribuzione geografica, nel Nord o nel Sud del mondo, sia anche all’interno delle singole comunità, le differenze di tipo sociale, ma anche spirituale e culturale, sono molto forti. Quindi quella che si è sempre chiamata la scelta preferenziale per i poveri ha oggi più che mai un significato profetico”.
L’ecologia è oggi un tema sociale
La sessione di formazione ecumenica 2019 del Sae rifletterà anche sulla tutela dei beni della terra, sui cambiamenti climatici, sulla povertà del globo intesa come mancanza di energia, acqua e aria. “I temi della Laudato si’ sono per noi un riferimento costante. Un tempo si pensava che l’ecologia riguardasse i Paesi più ricchi che sfruttando i beni della terra si trovano poi a subire una sorta di effetto boomerang. Oggi sappiamo che è un tema che riguarda la globalità della popolazione perché sono proprio i poveri della terra i primi a subire le conseguenze del disastro ecologico”. “Il tema della salvaguardia del Creato – commenta Stefani – è perciò diventato un tema sociale generale imprescindibile per chi ha una sovrabbondanza di ricchezze come per chi vive nella miseria”.
Ritrovare l’unità
“È indubbio che il magistero di Papa Francesco stia provocando i cattolici e tutte le Chiese cristiane, sui temi della povertà, dell’accoglienza dei migranti, di un sistema economico che uccide”, conclude il presidente del Sae. “Ma su questi argomenti si stanno creando anche troppe divisioni. Come cristiani dobbiamo invece ritrovare l’unità confrontandoci con la realtà e non c’è divisione più netta oggi al mondo di quella fra ricchi e poveri”.
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