Siria, la presenza francescana come segno di speranza
Eugenio Serra - Città del Vaticano
“Incoraggiamo la gente a vivere questo momento come una testimonianza e una missione. Stiamo vicino a chi non riesce ad arrivare a fine mese. Quindi, sicuramente, la nostra presenza è un segno di speranza per la gente che vive in Siria. Così Padre Bahjat Elia Karakach apre l’intervista a Vatican News. Frate minore della custodia di Terra Santa, parroco della chiesa latina di Damasco e custode dell’annesso convento
La situazione a Damasco
Attualmente la situazione a Damasco è migliorata. “Si vive - racconta p. Karakach - senza paura di attacchi e di atti terroristici, però c’è una situazione economica molto difficile, c’è la recessione economica. La gente non ha molta speranza nel futuro. È una situazione che genera un po’ di disperazione, e spinge la gente a emigrare per cercare fuori una vita migliore”.
I cristiani presenti e attivi nella società
“I cristiani – afferma p. Karakach - continuano ad essere molto presenti e attivi nella società, attraverso la carità e il dialogo. Direi che si tratta di una presenza molto qualitativa. Anche se rappresentiamo una minoranza, siamo molto presenti e attivi.
Con la fede si possono vivere le sofferenze come una testimonianza cristiana
“Con gli occhi della fede – dichiara p. Karakach- tutto può acquistare un senso diverso. Anche una situazione difficile, quando si ha la fede, si può vivere come una testimonianza e una missione. E’ questo il senso della nostra presenza qui come cristiani, ed è quello che cerchiamo di trasmettere alle nostre comunità. Non bisogna vedere solo la sofferenza da un punto di vista terreno, ma bisogna trovare un senso nella sofferenza, che è quello di partecipare alla croce di Cristo per la redenzione del mondo.
Un dialogo interreligioso praticato ogni giorno
Il dialogo con i musulmani – conclude p. Karakach - non è un dialogo fatto di teorie. Raramente si fa ufficialmente un incontro di dialogo. Questo, forse, si fa più in Occidente. Noi viviamo insieme ogni giorno. Abbiamo le stesse sfide e le stesse difficoltà. Anche i rapporti di amicizia e di lavoro sono tutti intessuti di dialogo. Non si può vivere senza dialogo. Qui il cristiano è conosciuto per questa apertura verso l’altro, quindi anche di dare una testimonianza per l’amore di Cristo.
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