Terremoto in Grecia, la solidarietà di Caritas Italia e Caritas Hellas
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
Raggiungere telefonicamente Caritas Hellas o l'Arcidiocesi di Atene è stato praticamente impossibile. Il terremoto di intensità 5.1 della scala Richter che nel primo pomeriggio di oggi ha scosso la regione dell'Attica, ha isolato intere zone ma senza creare, fortunatamente, alcun danno grave a cose o persone. Tanta la paura: gente che si è riversata in strada, evacuati hotel e uffici pubblici, crollati solo alcuni edifici vuoti e abbandonati. Piccole interruzioni anche della corrente elettrica. Tuttavia, lo spavento più grande è stato il ricordo del sisma che nel 1999, pressochè nella stessa area, uccise 143 persone.
Pronto l'intervento dei vigili del fuoco, soprattutto per liberare le persone rimaste bloccate negli ascensori. Intervistato dalla televisione di stato Ert, il sismologo Gerassimos Papadopoulos ha chiesto agli ateniesi di "restare calmi" ma "psicologicamente pronti ad altre scosse di assestamento". Rassicurazioni dal capo dell'agenzia di protezione anti-sisma, Efthymios Lekkas, che ha spiegato come "gli edifici della capitale" siano "costruiti per sopportare terremoti molto più forti".
Anche dalla Caritas Hellas arrivano buone notizie, come riporta nell'intervista, Laura Stopponi di Caritas Italiana Ufficio Europa, che racconta della profonda collaborazione nata già ai tempi della grave crisi economica che investì la penisola ellenica a partire dal 2009.
Caritas Italia e Caritas Hellas sono gemellate e il legame che si è creato tra le due realtà si è sempre più consolidato a partire dalla grave crisi economica e poi passando anche attraverso l'emergenza incendi della scorsa estate...
R.- Sono tanti anni che lavoriamo con loro, in particolare dal 2012 con la crisi economica. Da lì si è andata rafforzando anche attraverso l’emergenza del 2015…nel tempo questa collaborazione con Caritas Hellas si è strutturata contando anche sui tanti volontari che sono stati in grado di reggere, ascoltare e affrontare le varie situazioni. Un rapporto molto forte dettato, inoltre, dalla presenza di diverse diocesi italiane che ha dato origine ad un grande movimento di persone, giovani e collaborazioni a fronte, ovviamente, delle diverse emergenze da affrontare.
Questo rapporto che è stata tessuto in anni davvero difficili, quali frutti ha dato?
R.- Senza dubbio quello di aver aiutato la Chiesa locale a strutturare una realtà che in questo momento è in grado di porsi in movimento e quindi di attivare parrocchie e gruppi di volontari affinchè si strutturi una risposta immediata là dove nasce un’emergenza. Dall’altra parte, anche una collaborazione più forte tra la Chiesa locale e le Istituzioni per far fronte, in particolare, alla lotta contro la povertà: sappiamo cosa è successo ad intere fasce della popolazione dopo la crisi economica. Adesso, l'aver dato gli strumenti per far fronte ai bisogni primari della gente ma anche per poter produrre un rapporto sulla povertà annuale, e quindi una lettura nel dettaglio del fenomeno, dei bisogni e delle situazioni di grave marginalità, per noi rappresenta davvero un successo.
Una collaborazione che coinvolge anche la Chiesa ortodossa e le Istituzioni locali?
R.- Certamente. Sia la crisi economica che poi l’emergenza migranti, ha richiesto la necessità di mettere in atto tutti coloro che erano in grado di dare una risposta. Questo ha significato che la piccola Chiesa cattolica fosse presa in considerazione sia dalla Chiesa ortodossa che dalle Istituzioni.
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