Venezuela. Card. Porras: siamo di fronte a uno Stato ‘fallito'
Griselda Mutual - Città del Vaticano
"Ancora una volta il Venezuela è stato lasciato al buio nei giorni scorsi da un nuovo blackout nazionale. Come nei precedenti episodi, non ci sono ragioni tecniche. “La nostra solidarietà e il nostro accompagnamento vanno ai venezuelani che soffrono le conseguenze di questi fallimenti energetici": è stato il primo tweet lanciato dall'arcidiocesi di Caracas per quanto riguarda il nuovo blackout che ha colpito il Venezuela lunedì a livello nazionale e martedì a livello locale. In un secondo tweet la Chiesa chiede ai responsabili del governo nazionale, di “fornire soluzioni efficaci e permanenti in tutti i servizi di cui i venezuelani hanno bisogno per garantire la qualità della vita nel nostro Paese. Solo Dio è la nostra luce”.
Il problema è la mancanza di manutenzione della rete elettrica
Dopo l’ultima interruzione della corrente elettrica, il card. Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Merida e amministratore apostolico dell’arcidiocesi di Caracas ha affermato che "Il blackout nazionale è la conferma dell'inefficienza dell'attuale sistema di governo. A Merida e all'interno del Paese il razionamento è continuo. Qui le persone hanno cambiato anche le loro abitudini e programmi di vita per sopravvivere alla mancanza di tutti i servizi”. Secondo il card. Porras "I blackout nel Paese ci sono sempre stati in quasi tutti gli Stati, ma quest'anno si sono ripetuti già per la quarta volta a livello nazionale. Nella capitale Caracas, il regime cerca di fare in modo che l'energia elettrica non venga a mancare per molto tempo. Ma nell'interno del Paese – denuncia il porporato - ci sono luoghi dove si protrae per molte ore e persino giorni, con tutto che quello che comporta. Ciò che colpisce di più è che il governo non si assume la responsabilità dei fatti, ma li attribuisce sempre ad un attacco elettrico o ad un attentato dei nemici del regime, mentre gli specialisti in elettricità in Venezuela, dal 2010 sottolineano la mancanza di manutenzione dell'intera rete elettrica del Paese. Questa mancanza, rischia di aumentare le sofferenze delle persone per i trasporti, per la conservazione del cibo, in un Paese tropicale dove la maggior parte del territorio ha temperature elevate. Tutto questo non fa che aggravare la terribile crisi che il Paese sta attraversando.
Il Paese sta precipitando in caduta libera
A causa di questa mancanza di responsabilità da parte del governo, le prospettive non sono incoraggianti: il cardinale Porras prevede che la lunga crisi potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento della crisi tra la popolazione venezuelana: "Sembra di stare precipitando in caduta libera in ciò che è trascuratezza, mancanza di rispetto per la vita umana, non solo per i più vulnerabili, che sono le prime vittime di questa crisi, ma ormai per tutta la popolazione”.
Siamo di fronte ad uno Stato ‘fallito’
L'ultimo blackout, dice il porporato, "è stato grave anche a causa della sospensione delle comunicazioni telefoniche e satellitari, che mette la popolazione in un atteggiamento di maggiore ansia. Ed è proprio la preoccupazione per la popolazione che porta la Conferenza episcopale a ribadire la necessità di un cambiamento che deve essere "radicale", poiché il Venezuela si trova "di fronte a un regime" e "a uno Stato fallito":
"Fallito perché non è conforme a ciò che è fondamentale – osserva il porporato - cioè dare maggior benessere a tutta la popolazione. E ci sono anche una serie di prove che sono legate all'oscuro business del traffico di droga e del terrorismo. Senza dubbio, posso dire che questo significa che la situazione di crisi in Venezuela non è solo interna, ma si estende, non solo al contesto latinoamericano, ma va anche oltre, a causa del massiccio esodo, con problemi di diversa natura, nei Paesi fratelli".
Per il card. Porras questa situazione ha aumentato i disagi delle persone, ma ha creato una diminuzione della qualità della vita, e in più di un'occasione, anche nella perdita di vite umane nei settori più vulnerabili": "Ecco perché questo appello angosciante, come quello fattoci da Papa Francesco all'Angelus di due domeniche fa, per essere in grado di tener conto della sofferenza della popolazione, che è ciò che ci fa sentire il bisogno di misericordia”.
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