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Il Meeting allestito alla Fiera di Rimini Il Meeting allestito alla Fiera di Rimini  

Tra i temi al Meeting di Rimini anche Europa e immigrazione. L'intervista a Manservisi

In Europa non c'è una politica sull'immigrazione: da qui parte l'intervista a Stefano Manservisi, direttore generale Commissione Europea Sviluppo e Migrazioni, tra i partecipanti al Meeting di Rimini. Tra i tanti temi proposti dall'iniziativa di CL, c'è stato oggi, infatti, anche quello dei flussi migratori e delle possibili risposte ad un fenomeno diventato centrale nel Vecchio Continente

Luca Collodi - Rimini

Uno strumento per la cooperazione tra popoli per superare le disuguaglianze sono la salute, il lavoro e la cultura. Sostenute da iniziative istituzionali ed economiche possono contribuire ad ‘immaginare’ un futuro di pace e inclusione. Ne hanno parlato al Meeting di Rimini la Cooperazione italiana, l’Università Cattolica di Milano e l’Unione europea, che hanno un impegno comune in campo internazionale per lo sviluppo sostenibile.

Cercare vie che superino la clandestinità

“Per diventare protagonisti della propria vita, ha sottolineato Stefano Manservisi, direttore generale dell’Unione Europea, esperto di migrazioni, serve una mobilità sostenibile dei popoli tra Africa ed Europa” alternativa alla clandestinità:

Ascolta l'intervista a Stefano Manservisi

R. – Quando si parla di Europa si pensa che ci sia una politica europea di migrazione: invece non c’è, perché l’Europa non ha competenza sulle migrazioni. L’Europa ha una competenza di gestione delle frontiere esterne. Questo fa sì che l’UE si sia spostata nella sua azione sulla gestione delle frontiere e ha lasciato, a giusto titolo, alla cooperazione internazionale di riempire di contenuti quella che è la sostenibilità di un’eventuale mobilità. Il vero problema dell’Europa è quello di rendersi conto che bisogna costruire un’agenda con l’Africa di mobilità sostenibile, dove non c’è posto per tutti ma c’è posto per tanti; dove gli investimenti europei in Africa possono creare occupazione in tanti settori e dove tante skills, tante capacità e tanti giovani africani, possono avere, come hanno già tra l’altro in tanti Paesi europei, un ruolo nella costruzione di un’Europa del futuro. Oggi bisogna sapere che il futuro dell’Europa sarà più meticcio.

Non sempre, però, questi propositi sono andati a buon fine…

R. – Certamente. E non riusciranno in modo automatico da nessuna parte. Ciò avverrà soltanto con una politica che sappia in quale direzione andare. È necessario che ci sia un mix di fermezza, perché ci devono essere regole, perché ci sono dei fattori identitari che devono essere rispettati, perché le frontiere non sono aperte per tutti e devono essere regolate, però ci si deve rendere conto che ci sono delle opportunità win-win, cioè vantaggiose per tutti, per l’Africa, perché comunque bisogna creare posti di lavoro. Inoltre, abbiamo bisogno di capire che tra i nostri continenti una mobilità sostenibile può essere gestita. Pensiamo agli studenti, ai valori europei di democrazia, di solidarietà, pensiamo alla società civile e alle società che possono lavorare insieme.

Manservisi, per battere i trafficanti d’uomini perché l’Europa non pensa ad un sistema di ingressi regolato e legale con visti e permessi ?

R. - Intanto il rilascio di visti e di permessi è fatto su base nazionale. Esiste un visto europeo – un visto Schengen - ma viene deciso su base nazionale. Le quote di lavoratori, di studenti sono decisi su base nazionale. Ma non è sufficiente, perché un regolare che arriva in Italia e che finito il permesso di soggiorno e di lavoro in Italia si sposta nell’area di Schengen, diventa automaticamente un irregolare in Schengen. Quindi anche se le decisioni sulle quote, le quantità, i visti, sono nazionali, bisogna che diventino comunitari, che siano europeizzati. In questo non c’è solo una questione di ruolo delle amministrazioni, ma del ruolo dell’impresa, dell’attività economica. C’è bisogno di fare una grossa riflessione a livello europeo di quali sono le capacità, le necessità dell’industria europea, del mercato unico europeo, per poter aver un dialogo con i Paesi di origine su che profili, quanti, come, con quale credibilità. Posso dire, avendo lavorato per tanti anni nella gestione delle migrazioni, che un visto credibile vale molto di più che 50 milioni spesi per creare barriere o muri.

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21 agosto 2019, 15:40