A Santa Maria Maggiore si rievoca il “miracolo della neve”
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
Una celebrazione solenne e uno spettacolo serale ci riportano questa sera al quarto secolo dopo Cristo, quando, secondo la tradizione, la Vergine Maria appare in sogno a Papa Liberio e al patrizio Giovanni, chiedendo di edificare una chiesa nel luogo che avrebbe indicato. La mattina del 5 agosto l’Esquilino appare miracolosamente velato di neve.
La dedicazione della Basilica
La mattina del 5 agosto la Messa per la solennità della dedicazione, presieduta dal cardinal Rylko, ha visto ripetersi la tradizionale pioggia di petali che rievoca la prodigiosa nevicata. La celebrazione è stata preceduta da un triduo di preghiera, che ha permesso ai fedeli di immergersi nella memoria del più antico santuario mariano d’Occidente: la basilica liberiana, che fu fatta costruire da Papa Sisto III (432-440) poco dopo il concilio di Efeso del 431, in cui Maria venne proclamata solennemente Madre di Dio, Maria Theotòkos. Dell’antica costruzione, voluta da Liberio e finanziata dal patrizio Giovanni, non ci resta nulla, ma in un passo del Liber Pontificalis si afferma che Papa Liberio "Fecit basilicam nomini suo iuxta Macellum Liviae" (Costruì la basilica che porta il suo nome accanto al mercato di Livia).
Lo spettacolo
Alle 21, nella piazza antistante la basilica, avrà inizio uno spettacolo di luci e suoni, raggi laser, letture e canti, con l’attesa nevicata artificiale. L'allestimento è curato dall’architetto romano Cesare Esposito, che da 36 anni si dedica alla progettazione artistica dell’evento. La serata sarà aperta dalla fanfara dei carabinieri, seguiranno, a impreziosire le geometrie di luce, interventi musicali di piano e violino, quindi la nevicata, "dipinta" con molti colori. “La neve rappresenta la speranza”, spiega l’architetto Esposito, che aggiunge: “L’amore verso la città di Roma e verso la Madonna della Neve mi ha dato sempre la forza per rappresentare nel cielo antico della capitale questa grande verità della Vergine Maria che chiede una casa tutta per sé sull’Esquilino”. Inoltre, lo spettacolo è dedicato alla rinascita di Notre Dame di Parigi e a Leonardo Da Vinci, nel cinquecentesimo anniversario della morte.
Un edificio magnificente
Santa Maria Maggiore è una delle quattro Basiliche papali romane ed è la sola ad aver conservato le strutture paleocristiane. Il suo campanile in stile romanico rinascimentale, voluto da Gregorio XI al ritorno da Avignone, è il più antico di Roma. Una delle sue cinque campane, “la sperduta”, suona ogni sera alle 21 un richiamo per tutti i fedeli. La magnifica Basilica si compone di tre navate, ha un respiro solenne e un ritmo elegante dovuto anche ai canoni di Vitruvio secondo cui è costruita. La sua monumentalità è legata inoltre alla bellezza dei suoi marmi. Magnifici i suoi affreschi, ma soprattutto a renderla unica sono i mosaici del V secolo, voluti da Sisto III. Li troviamo lungo la navata centrale e sull'arco trionfale e riassumono rispettivamente i quattro cicli di Storia Sacra, i cui protagonisti sono Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè, e l’infanzia di Cristo.
Salus Populi Romani
Nella Basilica è inoltre presente un'immagine della Vergine particolarmente cara alla pietà popolare, la Salus populi Romani, “salvezza del popolo romano”. La tradizione considera l'icona originaria di Gerusalemme, dove sarebbe stata dipinta dallo stesso san Luca, per arrivare poi a Roma sotto Sisto III. Secondo gli studiosi, in realtà, l’immagine ha uno stile con caratteristiche molto più tarde.
Papa Francesco e la Salus Populi
Particolarmente devoto a questa immagine così cara ai romani, è Papa Francesco. La sua prima uscita da Pontefice risale al 14 marzo 2013, il giorno successivo alla sua elezione, proprio per pregare di fronte all'immagine della madre di Dio. Il Papa ha reso questa visita un'abitudine che si ripete prima e dopo ogni suo viaggio a ringraziamento della Salus Populi Romani.
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