"L’alfabeto verde di Papa Francesco: salvare la terra e vivere felici"
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
“Un decalogo da adottare per un cammino collettivo, consapevole e illuminato”. E’ lo stesso Papa Francesco, nell’introduzione al libro della vaticanista Franca Giansoldati, a cogliere lo scopo divulgativo di questa pubblicazione “per invertire la corsa verso il baratro” e “incamminarci, tutti, mano nella mano, in una direzione di salvezza”.
La crisi ecologica non è un’esagerazione
“La famiglia umana – scrive il Papa - nella sua interezza è in pericolo e non è più tempo di aspettare o rimandare. La crisi ecologica, specialmente il cambiamento climatico, non è un’esagerazione o la fantasia di qualcuno che si diverte a destabilizzare. Le analisi scientifiche sono state ignorate per troppo tempo, giudicate con un certo disprezzo e persino talvolta con ironia”.
Sempre più frequenti fenomeni estremi
“In tutto il pianeta – ammonisce Francesco - sono sempre più frequenti fenomeni climatici estremi e devastanti. Difficile non accorgersi che l’incremento delle temperature dei mari, lo scioglimento dei ghiacci, l’accumulo di vapore acqueo nell’atmosfera, gli uragani o le alluvioni causano a loro volta altre tragedie collaterali, spingendo intere popolazioni, milioni e milioni di persone, a cercare una via di fuga alternativa per vivere. Come si fa a negare che un elemento non sia collegato all’altro?”
E' ingiusto che le colpe ricadano sui giovani
E’ giusto poi – chiede il Papa – che siano le nuove generazioni “a dover pagare il costo dell’irresponsabilità della generazione di chi li ha preceduti?” I giovani “ormai hanno compreso che erediteranno un mondo piuttosto rovinato”. “È giusto che debbano farsi carico dei danni provocati da un sistema” dove “la transizione energetica e la tutela della Casa Comune non sembrano essere prioritari, e cedono il passo agli interessi di una pratica economica e finanziaria piuttosto fiacca e ostile all’idea di riformare se stessa?”
Passi concreti per rimettere in sesto il Pianeta
“Non servirebbe allora, da parte di tutti, - sollecita Francesco - un costante impegno a lavorare con uno spirito nuovo, al fine di promuovere passi concreti per rimettere in sesto il pianeta? Abbiamo enormi responsabilità e di questo sfacelo Dio un giorno ci chiederà conto”, ammonisce il Papa, auspicando “una rivoluzione dal basso che parta dalle scelte quotidiane, dal momento in cui si va a fare la spesa al momento in cui si investono i propri risparmi, per esempio orientandoli verso banche etiche, rispettose degli equilibri solidali”. “È tempo conclude la nota di Papa Francesco - che i cristiani inizino davvero a fare rete, a pensare in modo collettivo, sapendo che qualsiasi scelta, anche la più piccola, fa la differenza e che assieme, uniti, si possono cambiare le cose e invertire la rotta che porta alla distruzione della Casa Comune”.
Difendere l’ambiente per difendere l’uomo
“Oggi la questione ecologica - spiega nella prefazione al libro, il cardinale Angelo Becciu - è percepita da molti come un problema sociale emergente, una vera ‘chiave’ dell’intera questione sociale. Il Creato sostiene l’umanità generata in senso globale, compresa la vita, la famiglia, il lavoro, lo sviluppo e la povertà, la sua cura perciò ha a che fare con la tutela della vita dell’uomo; questa è la visione cristiana dell’ecologia. Non si può difendere l’ambiente naturale senza difendere contemporaneamente quello umano. La terra è innanzitutto dimora dell’uomo, è umana dimora nella quale l’uomo non è l’intruso bensì l’unica presenza consapevole e perciò responsabile” e “deve fare buon uso del suo sapere e potere”.
Una bussola per i cristiani il futuro
Per questo, aggiunge il porporato “la conversione ecologica, chiamata ecologia ‘integrale, si concretizza e si pratica nella vita ordinaria, da parte di tutti, anche nei gesti più semplici e nei comportamenti quotidiani, che sfuggono all’attenzione dei media e riguardano il decoro urbano, il rispetto per le opere di interesse storico-artistico, la convivenza civile, la partecipazione alla vita ecclesiale, i buoni rapporti di vicinato, la qualità delle relazioni umane, la solidarietà con le necessità degli altri”. In questo senso conclude il cardinale Becciu “La Laudato si’ sarà la bussola per i cristiani del futuro”.
Le parole chiave della Laudato si’ spiegate a tutti
Il libro, edito San Paolo, racchiude ed esplicita in 128 pagine le parole ‘chiave’ dell’Enciclica ‘verde’, per procedere in un percorso ad ostacoli, che sta però rivelando anche vittorie inaspettate, come conviene l’autrice, la vaticanista Franca Giansoldati, premettendo l’intento divulgativo del saggio.
R. – Questo libro nasce esclusivamente con l’intento divulgativo. Sono stati scritti bellissimi libri teologici, bellissimi libri molto molto più profondi sulla “Laudato si’. Questo libro nasce chiacchierando con i figli di mie amiche, che mi chiedevano appunto del Papa, del suo cammino ‘verde’, e io tutte le volte cercavo di spiegare un pezzetto della Laudato si’. E alla fine mi è venuta l’idea di renderla veramente fruibile, anche ai ragazzi ed a chi non è vicino agli ambienti parrocchiali o della Chiesa, di andare anche un po’ oltre, ai confini di chi magari non ha mai preso in mano un’enciclica.
Che cosa ti ha appassionato, da cittadina del mondo?
R. – E’ una storia che da lontano, perché del bisogno di un’enciclica ‘verde’, che poi è un’enciclica sociale, se ne parlava già tanto ai tempi di Papa Wojtyla. Io ricordo che all’inizio, era a metà degli anni Novanta, ne parlavo con l’allora cardinale Silvestrini: ero andata a trovarlo per fargli un’intervista. Fu lì che mi colpì quello che mi disse, e cioè che c’erano tanti interventi dei Papi – a cominciare da Paolo VI – che però erano tutti slegati; quello che mancava era un quadro d’insieme. E poi qui arriviamo a Papa Francesco, che ha scritto un’enciclica – la Laudato si’ – che è bellissima ed è importante perché si rivolge non solo alla Chiesa o al mondo cattolico o ai fedeli, ma va oltre; ed è questa la sua freschezza, la novità. E’ che sostanzialmente chiede a chiunque abbia a cuore il futuro dei propri figli di guardare oltre, di capire che c’è bisogno di una rivoluzione, anche interiore, per arrivare a un mondo meno distrutto e meno distruttivo. Basta guardarci attorno per capire che c’è qualcosa che sta effettivamente cambiando e che sta cambiando anche la nostra vita e per forza di cose la cambierà anche ai nostri figli. Ci sono quindi delle novità in negativo che noi non possiamo non vedere, non possiamo non affrontare.
Sono passati quattro anni dalla pubblicazione della Laudato si’, nel 2015, e si sono avuti già dei riscontri positivi, forse inaspettati, pensiamo al fenomeno Greta e alla mobilitazione dei ragazzi, ma anche alla più grande popolarità di discorsi sull’ambiente, anche a livello personale, prima relegati in ambiti più ristretti.
R. – Uno dei risultati più belli che in questo periodo vedo è che c’è l’allarme di quelli che negano ogni cambiamento climatico; l’allarme di quelli che sostengono: “questa è un’isteria collettiva”. Menomale che esiste un’isteria collettiva! Perché veramente l’orizzonte comune non è proprio bello, né rassicurante. Ed è bellissima anche questa mobilitazione delle nuove generazioni. La mia generazione, che è cavallo degli anni ’60/’70, farà comunque ben poco; saranno i nostri figli a portarla avanti. Perché loro, effettivamente, sono cresciuti e crescono nell’idea che non tutto è infinito. Noi siamo cresciuti con l’idea che le risorse fossero infinite, che lo stesso sviluppo fosse immenso, non avesse limiti. E questo ovviamente è un paradigma che cambia. Quindi, è bellissimo vedere questi ragazzi che prendono coscienza del proprio futuro. Io spero che non si arrivi a uno scontro quasi generazionale, perché comunque la partita che si sta giocando è una partita che riguarda tutti. Ormai ci sono tutti i maggiori e autorevoli centri scientifici che sono concordi nel dire che il ruolo fondamentale dell’equilibrio naturale è da ripristinare, da controllare, da affrontare. Anche politicamente, anche con delle misure politiche di cui al momento se ne vedono poche.
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