Burundi: messaggio dei vescovi per le elezioni 2020
“Apprezziamo il fatto che molti dei nostri concittadini abbiano compreso che le elezioni siano l'unico modo per ottenere un’alternanza al potere” affermano i vescovi del Burundi nel messaggio letto nelle Messe di ieri, domenica 22 settembre, incentrato sulle elezioni presidenziali e legislative del 20 maggio 2020. Nel documento ripreso dall’Agenzia Fides, dopo aver ricordato l’accordo di pace e di riconciliazione con il quale “i burundesi si impegnano a rompere lo spirito di divisione sul quale è fondato il potere dittatoriale e oppressivo”, i vescovi sottolineano che “la maggior parte della popolazione ha capito che in caso di conflitto, il dialogo è la via privilegiata per risolverlo”.
Paese in crisi
Il Burundi vive da anni una profonda crisi politica, istituzionale, sociale ed economica, che ha spinto centinaia di migliaia di burundesi a rifugiarsi nei Paesi vicini, dopo che nel 2015 il Presidente Pierre Nkurunziza ha ottenuto un terzo mandato in spregio della vecchia Carta Costituzionale e degli Accordi di Pace di Arusha del 2000. Nel messaggio i vescovi esprimo il loro apprezzamento per l’impegno degli appartenenti ai diversi partiti nel preparare il voto, “anche se non mancano alcune lacune”. “Benché vi siano diverse cose che apprezziamo, non possiamo passare sotto silenzio alcune questioni che preoccupano e inquietano gran parte dei burundesi” afferma il messaggio. In primo luogo le violenze contro gli appartenenti a certi partiti politici, nonostante il fatto che il multipartitismo sia riconosciuto dalla Costituzione. “In alcune regioni - denuncia la dichiarazione -sono commessi atti criminali a sfondo politico, compresi omicidi. Nella maggior parte dei casi le vittime sono coloro che hanno opinioni diverse da quelle del governo”.
Appello ai cristiani
I vescovi – riferisce la Fides - ricordano inoltre i numerosi burundesi rifugiatisi all’estero. “Sarebbe bene che le elezioni si svolgessero dopo il loro rimpatrio, volontario e senza costrizioni” affermano. La dichiarazione conclude rivolgendosi ai cristiani, molti dei quali impegnati nei movimenti d’Azione Cattolica e in gruppi d’apostolato, chiedendo loro di dare testimonianza della propria fede, perché “in virtù del Battesimo siete divenuti creature nuove”, e quindi agire come “apostoli di pace”.
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