Il saluto al cardinal Etchegaray: “Dio ci ama, malgrado tutto”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Un "uomo delle Beatitudini", che ha orientato la vita “al giorno dell'incontro con il suo Signore, un giorno che ha tanto desiderato". Così descrive il cardinale Roger Etchegaray, nell’omelia del suo funerale, il porporato francese Dominique Mamberti, prefetto della Corte Suprema della Segnatura Apostolica, che ha presieduto la celebrazione nella cattedrale di Santa Maria a Bayonne, nei Paesi Baschi, diocesi natale del cardinale scomparso.
Mamberti: il cardinale Etchegaray, "uomo delle Beatitudini"
Il celebrante ripercorre le tappe della lunga vita dell’”ambasciatore di pace” di Giovanni Paolo II, deceduto mercoledì a 96 anni, a pochi giorni dal suo 97esimo compleanno, essendo nato il 22 settembre del 1922 a Espelette. E le rilegge attraverso le Beatitudini. "Beati i poveri di cuore" perché "povero di cuore, Roger Etchegaray lascia che Cristo si impadronisca di tutto il suo essere - sottolinea Mamberti - ne fa la chiave della sua vita, come ha scritto lui stesso. Fu il suo intimo rapporto con Cristo che lo guidò nei suoi vari ministeri e lo affascinò fino a diventare veramente il servo di tutti, a immagine di Colui al quale aveva dedicato la sua vita”.
Ha pianto le miserie del mondo, condiviso la sofferenza
"Beati quelli che piangono", perché "solo gli occhi che hanno pianto possono capire certe cose" ha detto il cardinale Etchegaray. “Colui che tante volte ha pianto per le miserie del mondo, per situazioni tragiche, spesso inimmaginabili, ha voluto condividere la sofferenza di coloro che soffrono, per comprendere la loro angoscia, per contribuire al loro sollievo, quanto più possibile", sottolinea il cardinale Mamberti.
Ha cercato la giustizia per i poveri e i deboli
"Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, beati gli operatori di pace, beati coloro che sono perseguitati per la giustizia", perché "cercare la giustizia per i poveri e i deboli è stato l'impegno quotidiano del cardinale verso Giovanni Paolo II, specialmente attraverso i Pontifici Consigli Giustizia e Pace e Cor Unum, e attraverso le tante missioni che gli hanno fatto scoprire tanta sofferenza umana e spirituale".
Ha lavorato per la riconciliazione tra uomini e popoli
"Beati i misericordiosi" , infine, conclude il prefetto della Segnatura Apostolica, perché "attraverso i suoi innumerevoli viaggi, il cardinale ha avuto questa preoccupazione primaria: lavorare per l'instaurazione della pace e della riconciliazione tra gli uomini e tra i popoli. Anche in questo era veramente l'uomo della fratellanza universale".
Il "testamento spirituale" del cardinale di Espelette
L’uomo che san Giovanni Paolo II ha chiamato ad essere apostolo del dialogo in realtà difficili come Cina, Cuba e Vietnam, e ha fatto suo inviato pontificio in “missioni impossibili” nel tentativo di fermare la guerra in Iraq e il genocidio in Rwanda, parla della sua vita con Karol Wojtyla e lascia un testamento spirituale in quest’intervista concessa al programma televisivo settimanale “Octava dies” del Centro Televisivo Vaticano il 25 febbraio 2011, in vista della beatificazione del Papa polacco. Ecco alcune delle parole del cardinale Roger Etchegaray in quell’occasione:
R. - Dobbiamo credere nell’amore di Dio, che Dio ci ami malgrado tutto. E questo è l’importante: qualunque cosa succeda, quali che siano le tragedie che accadono nei vari continenti, e io ne ho viste tante, sono stato spesso inviato in missione in luoghi del mondo dove si erano verificate inondazioni, terremoti, eppure, malgrado quanto vedessi di male, ho sempre capito che Dio ci ama e che dobbiamo crederci. Credere in Lui non è facile, soprattutto vedendo quanto non va intorno a noi. Eppure bisogna essere convinti che Dio ha la nostra esistenza nelle Sue mani ed è Lui a guidarci, siamo nelle Sue mani.
Io, giunto ormai alla fine della mia vita, dopo aver percorso un lungo cammino e aver trascorso molti anni a Roma, più di trenta, avendo vissuto nel cuore della cristianità, qui, vicino alle tombe di Pietro e Paolo, essendo stato accanto a grandi Papi come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, penso di poter affermare che non dobbiamo preoccupaci troppo: dovremmo lasciarci guidare dallo Spirito di Dio. Non voglio affatto fare una predica, questa è una mia profonda convinzione, è ciò in cui credo io stesso, in prima persona. Sì, amate la vita, non abbiate paura!
Nel mondo oggi vi sono tante, molte cose buone, molte grazie di Dio. Dio è con noi, Dio è con me. Io lo credo e forse mi sono espresso con un tono eccessivamente convinto, ma Le ho parlato di quello che vivo, di quello che vedo: ovunque vado, dappertutto, c’è Dio.
La vita è fatta per la gioia, l’esistenza è fatta per la solidarietà, per l’amicizia tra i popoli. E’ difficile, perché abbiamo i nostri limiti, ci fermiamo alle parole, ma se ci rafforziamo nella fede saremo capaci di tutto, saremo in grado di vincere veramente il male e di essere veramente capaci di dare il bacio di pace del povero a Gesù. L’esempio di san Francesco d’Assisi è lì per ricordarcelo, è un santo che amo molto, Francesco d’Assisi.
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