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Filippine. Vescovi a Duterte : cristianesimo non é colonialismo

Il vice-presidente della Conferenza episcopale filippina risponde in un post a una dichiarazione polemica del Presidente Duterte sui festeggiamenti del quinto centenario dell’evangelizzazione del Paese nel 2021: la fede si è radicata nel popolo filippino nonostante i mali del colonialismo

Lisa Zengarini - Città del Vaticano

Ciò che la Chiesa filippina celebrerà nel 2021 non è il colonialismo ma i 500 anni di fede cristiana, che “i nativi di queste isole accolsero come un dono, anche se da persone non motivate dal più puro degli intenti”. È quanto precisa in un post monsignor Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan e vicepresidente della Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) che risponde così ad alcune affermazioni polemiche del Presidente filippino Rodrigo Duterte sui festeggiamenti per questa importante ricorrenza.

La fede cristiana ha ispirato anche la lotta per l’indipendenza delle Filippine

Il 6 settembre Duterte aveva dichiarato di non essere interessato alle celebrazioni affermando che con la croce, Magellano aveva portato “i cannoni”. Un’affermazione respinta da monsignor David: “La stessa fede cristiana che i conquistadores cercarono di usare per perseguire i loro scopi ha ispirato anche i nostri rivoluzionari a sognare la libertà e la democrazia”, afferma il presule nel post ripreso dall’agenzia Asianews.

La fede abbracciata dai filippini è riuscita a mettere radici in un terreno fertile

Il cristianesimo giunse per la prima volte nelle Filippine con la scoperta del navigatore portoghese nel 1521 e l’evangelizzazione dell’arcipelago andò di pari passo con la successiva colonizzazione spagnola iniziata nel 1565 e conclusasi nel 1898, dopo due anni di lotta per l’indipendenza. “Il semplice fatto che alla fine abbiamo ripudiato il dominio coloniale pur continuando ad abbracciare la fede cristiana anche dopo la vittoria della Rivoluzione – scrive monsignor David nel suo post - può solo significare che i nativi non equiparavano il cristianesimo al colonialismo. Ad un certo punto – aggiunge - la fede abbracciata dal popolo filippino era riuscita a mettere radici sul terreno fertile della sua innata spiritualità”.

“Nove anni per l’evangelizzazione” in vista del quinto centenario

In vista delle celebrazioni del 2021 la Conferenza episcopale (Cbcp) ha lanciato nel 2013, un cammino di preparazione spirituale intitolato “Nove anni per l’evangelizzazione”, ognuno dei quali dedicato a un tema specifico. Tra il 2013 e il 2014 si è riflettuto sulla formazione integrale alla fede e sul ruolo dei laici, intesi come “agenti di evangelizzazione”. Il 2015, invece, è stato dedicato ai poveri, mentre nel 2016 si è riflettuto sul legame tra Eucaristia e famiglia, anche in coincidenza del Congresso eucaristico internazionale svoltosi a Cebu a gennaio. Il 2017 è stato l’Anno della parrocchia, il 2018 l’Anno dei sacerdoti, mentre i giovani sono i protagonisti del 2019 anche alla luce del tema del Sinodo dei vescovi svoltsi in Vaticano nell’ottobre 2018. Nel 2020, invece, i vescovi filippini rifletteranno su ecumenismo e dialogo interreligioso per promuovere “i grandi valori della pace e dell’armonia” soprattutto nelle aree di conflitto. Infine, il 2021, sarà riservato alla “missio ad gentes”, affinché ciascun fedele sia spinto a “diventare missionario”. 

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10 settembre 2019, 18:10