Bolivia, vescovi: rispetto del voto popolare e verifica frodi
Con le parole tratte dalla prima lettera a Timoteo (2,2) - "per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità" -, la Conferenza Episcopale della Bolivia ha chiamato da subito, già ieri sera, dopo le prime notizie di scontri, al rispetto della volontà del popolo, espressa nel voto di domenica scorsa, 20 ottobre.
Interrotto lo spoglio dei voti
I boliviani si sono recati alle urne per scegliere democraticamente la loro guida politica, ma dopo i primi risultati non ufficiali, che farebbero pensare al ballottaggio fra Evo Morales e il rivale centrista Carlos Mesa il 15 dicembre, il Tribunale elettorale ha interrotto lo spoglio con l'83,76% dei voti scrutinati, annunciando che, secondo un riconteggio ancora in corso, Morales avrebbe vinto al primo turno, avendo ottenuto un distacco di oltre dieci punti dal secondo candidato. Così la rabbia della popolazione è esplosa ed è iniziata ala protesta di piazza.
Indizi di frode
Di fronte a questa situazione, i vescovi hanno espresso la loro opinione, rilevando, senza mezzi termini, "indizi di frode nei dati trasmessi", tra cui la totale "assenza di coincidenza con il rapido conteggio effettuato dalla società Vía Ciencia, insieme alla sospetta interruzione del conteggio provvisorio dei voti nella notte post-elettorale, oltre a lamentele e immagini di eventi che sono al di fuori del rispetto della legalità”.
La voce dei vescovi al Sinodo
Grande preoccupazione dunque. Così si esprimono i presuli boliviani presenti al Sinodo in corso in Vaticano. Da parte loro una denuncia e insieme un appello:
Monsignor Sergio Gualberti arcivescovo di santa Cruz de la Sierra parla di violenza scaturita dalla "manipolaizone dei voti", dal "cambio repentino delle proiezioni" e si appella prima agli organismi internazionali presenti in Bolivia perchè con parlino con voce chiara. Poi chiede un " riconteggio dei voti" perchè il seconod turno tanto auspicato possa realizzarsi, dando forma alla richiesta delle urne. E poi a quanti protestano come a chi ha il compito dell vigilanza, è chiesta prudenza e non violenza.
"Non cedere alle provocazioni", e fare una " resistenza passiva non violenta" fa eco monsignor Eugenio Coter vicario apostolico di Pando: al cuore dei presuli c'è - in entrambi i casi - il rispetto della volontà espressa dal popolo col voto perchè ci sia, alla fine, una soluzione di pace e serenità alla fase tanto problematica che il Paese sta attraversando.
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