Comece, cardinale Hollerich: l’Ue faccia di più per la protezione ambientale
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Le politiche ecologiche nell’Unione Europea e le sfide da affrontare con l’insediamento della nuova Commissione Europea. Sono questi i temi al centro dell’l’assemblea autunnale, che si conclude oggi, della Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece). Per effetto della Brexit, i vescovi delegati di Inghilterra e Scozia sono stati presenti ma con lo statuto di osservatori, senza diritto di voto. Come il mese missionario indetto da Papa Francesco e i lavori del Sinodo sull’Amazzonia, anche l’incontro della Comece è stato un’occasione per riflettere sull’ecologia integrale e sull’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. È quanto sottolinea il presidente della Comece, cardinale Jean-Calude Hollerich:
R. – Ci siamo concentrati su questo tema nella giornata di ieri, quando abbiamo avuto quattro relatori che ci hanno parlato del clima e di come si debba reagire come Chiesa. Sono stati interventi molto forti e i vescovi sono stati molto contenti. Poi potremo discutere anche con la politica, con l’Unione Europea che ha un “programma verde” per la prossima Commissione. Saremo in dialogo per questo.
Qual è il vostro appello all’Unione Europea proprio per promuovere la salvaguardia del Creato?
R. – È veramente un appello a far di più. L’Unione ha un programma ambizioso per la prossima Commissione. Noi vorremmo incoraggiare la Commissione a mantenere questo livello ambizioso ma, allo stesso tempo, penso che anche noi dovremmo fare un lavoro sulla Chiesa in Europa. Dobbiamo promuovere questa conversione ecologica perché anche il consumismo di noi cristiani in Europa contribuisce al fatto che ci siano incendi in Amazzonia. Dunque, noi dobbiamo cambiare il nostro modo di vivere, il nostro modo di consumare. E dobbiamo entrare in un tempo di transizione: ci sono tante persone che lavorano nelle industrie che non fanno bene al clima. Ma questa gente non può essere licenziata domani: bisogna promuovere una fase di transizione anche per garantire una vita degna per tutti. In questo senso, dobbiamo veramente farci sentire dalla Commissione europea. E dobbiamo farlo guardando l’ambiente insieme e facendo la scelta per i più poveri, per i più deboli della società. Non concentrandoci soltanto sulla società europea: si deve vedere il mondo globale, si devono vedere tutti i poveri di questo mondo. Non possono essere le vittime di una politica che non considera il cambiamento climatico.
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