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Monsignor Spina: Ancona impegnata per un'ecologia integrale

Nella festa di San Francesco d’Assisi, l’arcidiocesi di Ancona-Osimo annuncia l’adesione alla campagna cattolica del disinvestimento dai combustibili fossili promossa dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima. Il vescovo Angelo Spina: abbiamo tutti un impegno di responsabilità che ci porta a custodire il Creato

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Un gesto quasi profetico, una testimonianza di inversione di rotta per un’ecologia integrale e per il bene del pianeta: è così che va letta la campagna promossa dal Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, a cui hanno già aderito 151 istituzioni cattoliche su un totale di 1.100 organizzazioni, in favore del disinvestimento dei combustibili fossili e a cui da oggi si unisce anche l’arcidiocesi di Ancona- Osimo. “D’altra parte si comincia coi piccoli gesti, con l’operare il bene senza aspettare che siano altri ad iniziare, senza attendere che sia troppo tardi”, spiega il vescovo di Ancona monsignor Angelo Spina a Vatican News, mentre evoca le parole del Papa per la Giornata del Creato e il costante monito di Francesco ad intraprendere in modo celere e deciso, transizioni verso forme di energia pulita e di economia sostenibile. Un’occasione significativa per Ancona che nella festa di San Francesco celebra anche gli 800 anni dalla partenza del Poverello di Assisi dal porto della città, verso l’Oriente, come pellegrino di pace. Di pace ha bisogno anche la nostra Casa comune, intossicata dal petrolio, dal carbone, dal gas – ripete monsignor Angelo Spina – che nella sua riflessione oltre a chiedere maggiore consapevolezza dei danni apportati all'ambiente e l'urgente cambiamento di stili di vita, ribadisce anche la preoccupazione per l’Amazzonia, al centro dell’imminente Sinodo dei Vescovi, che si aprirà domenica 6 ottobre con la grande messa presieduta dal Papa nella Basilica di San Pietro.

Ascolta l'intervista a mons. Angelo Spina

R. – Sebbene il territorio su cui si estende la diocesi sia privo di giacimenti di idrocarburi altamente inquinanti, prendiamo coscienza che il disinvestimento dai combustibili fossili è uno strumento per contrastare la crisi climatica che porta tanto danno sia alle popolazioni – a quelle più povere – e poi al nostro pianeta. Oggi è la Giornata di San Francesco: stiamo lavorando molto, in questa diocesi, sull’anno francescano ricordando gli ottocento anni da quando San Francesco è partito dal porto di Ancona per la Terra Santa, e abbiamo un impegno di responsabilità, che è quello di custodire il Creato, la casa comune.

Sul territorio della diocesi non ci sono giacimenti di idrocarburi altamente inquinanti; però, il Papa dice anche – nel suo messaggio per la Giornata del Creato – che “si incomincia con i piccoli gesti”, con l’operare il bene senza aspettare che siano altri ad iniziare. Quindi un esempio che voi volete dare in questo senso, rispondendo al richiamo di Papa Francesco

R. – Sì: ognuno di noi deve fare la sua parte; dobbiamo cambiare degli stili di vita, prenderci la nostra responsabilità, educare le nuove generazioni a saper gestire meglio il grande dono che Dio ci ha fatto e che questa Madre Terra, come il Papa ci dice, protesta perché non la stiamo trattando bene. Ma non tutto è perduto: è possibile invertire la rotta con la conoscenza, con stili educativi e con una nuova visione della vita in prospettiva di una ecologia integrale, ambientale e umana.

E anche con la scelta di energie rinnovabili, pulite?

R. – Certo: energie pulite, energie rinnovabili per le quali servono però anche incentivi economici ed investimenti da parte dei governi. La via privilegiata è quella della sostenibilità ambientale, noi possiamo parlarne, sensibilizzare, come stiamo facendo oggi anche attraverso convegni, incontri, ma servono i fatti.

La diocesi aderisce a questa campagna in un momento molto significativo per Ancona, come spiegava lei prima, che nella festa di San Francesco celebra anche gli 800 anni dalla partenza del Poverello di Assisi dal porto della città verso l’Oriente, proprio come pellegrino di pace. Di pace ha bisogno anche la nostra Casa comune …

R. – Certo! San Francesco, con la rotta marina che ha percorso è andato lì come pellegrino di pace. Disarmato, durante una crociata, è andato per un incontro e non per uno scontro, è andato per dialogare e non per duellare. Ma Francesco, con quella rotta ha tracciato una ecologia ambientale – “sorella acqua, fratello mare”, diremmo anche noi che viviamo sul mare – ma anche un’ecologia umana: vedere l’altro non come un nemico ma come un fratello, non come un estraneo ma come uno che ci appartiene nell’umanità comune che è la fratellanza. Solo insieme, con lo stesso sguardo si possono cambiare le cose.

Parlando di ambiente non si può non citare l’imminente Sinodo sull’Amazzonia: non so se lei prenderà parte all’Assise, ma c’è anche un appello, un messaggio che si sente di dare in occasione di questo importante Sinodo dei Vescovi, voluto da Papa Francesco?

R. – Papa Francesco pone l’attenzione proprio sull’Amazzonia, ma ci spinge a vedere il mondo intero. Noi abbiamo avuto in questi giorni ospite un vescovo dell’Amazzonia, mons. Alfredo Zon Pereira della diocesi di Solimoes: lui ci ha parlato proprio di questi temi. E quindi abbiamo stabilito un rapporto, una vicinanza tra le nostre due diocesi: abbiamo creato un gemellaggio proprio per dire che la reciprocità e la comunione tra le Chiese, genera un mondo migliore.

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04 ottobre 2019, 14:57