In un libro di Ivereigh, Francesco e il cammino di conversione della Chiesa
Linda Bordoni e Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Non una biografia né un’analisi pedissequa di questi primi sei anni di pontificato, piuttosto uno sforzo arguto, a tratti divertente e spiazzante, condito di aneddoti e conversazioni private, delle azioni che hanno portato Papa Francesco a “lottare” per una Chiesa che abbia in Cristo il suo unico centro. Dall’Enciclica Laudato Si’ e le questioni ambientali, a quelle finanziarie, passando per il dramma degli abusi sessuali, Austen Ivereigh, giornalista britannico e biografo papale, in questo volume dal titolo “Wounded Shepherd: Pope Francis and His Struggle to Convert the Catholic Church”, parla di Papa Bergoglio come un Pontefice non protagonista della riforma ma "imprescindibile direttore spirituale" di essa, nonostante le tante pressioni, i molteplici avversari, le lotte di potere, le ribellioni, le crisi. Un Pontefice che agisce nel segno della misericordia con l’unico intento di tornare alle radici del Vangelo, di creare un’istituzione più attenta, più accogliente, al passo coi tempi e più consapevole di essere "Chiesa in uscita".
R. – E’ un libro che non è stato facile scrivere, semplicemente perché questo è un pontificato in costante movimento. E’ un libro che vuole discernere i movimenti, le azioni, dietro al pontificato, le cose che sono più importanti o quelle che in futuro saranno considerate importanti. E’ questo che predomina nel testo: il processo di discernimento. C’è abbastanza materiale … Alcuni capitoli sono sulla riforma a Roma, altri sulla conversione pastorale della Chiesa, sull’ecologia, sulla sinodalità; il Sinodo della famiglia è un capitolo intero … Voglio dire che credo che lo sforzo non sia di descrivere tutto, perché penso che sia impossibile, ma alcune cose sì, sono irrinunciabili.
Il titolo cattura l’attenzione, io lo traduco dall’inglese, non so come sarà poi in italiano: “La sua battaglia per convertire la Chiesa cattolica” …
R. – Sì, il titolo è volutamente provocatorio, perché infatti non è lui che opera la conversione, ma è Dio, è lo Spirito Santo. Il suo ruolo è quello di un direttore spirituale gesuita nel senso che una persona che fa gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, cambia per la sua apertura a Dio e allo Spirito Santo che cambia le persone. Ma il ruolo del direttore spirituale è molto importante: il direttore crea lo spazio che permette poi la conversione, permette l’apertura allo Spirito Santo e poi anche identifica le tentazioni e gli ostacoli. In questo senso, il ruolo di Francesco è quello di direttore spirituale del mondo, della Chiesa universale; vuol dire che ci sono certe cose che lui ha originato, nel senso che ha visto le cose che hanno bisogno di cambiare. Ma il pontificato è anche una risposta al movimento dello Spirito Santo che lui percepisce. E questo è stato molto importante, soprattutto nella crisi degli abusi sessuali dove lui vede, da un certo momento in poi – dopo il Cile, soprattutto – incomincia a vedere che lo Spirito si sta muovendo. Perché tutto questo sta succedendo, in questo momento, così? Perché tante rivelazioni sul passato? Che cosa ci chiede lo Spirito, come dobbiamo rispondere? Questo mi sembra molto importante nella sua attuazione di Papa: in questo senso è molto gesuita …
Hai passato molto tempo ad analizzare probabilmente i discorsi di Papa Francesco, a seguirlo: come ha cambiato la tua visione della Chiesa cattolica e del suo Magistero?
R. – Il suo Magistero per me è sempre sorprendente, perché ha la capacità – che non è comune – di recuperare sempre cose nuove, cose che sembrano vecchie; ma sono anche arrivato a vedere il suo ruolo di leader con altri occhi. E’ una forma di leadership … molto umile, molto paziente. E in questo libro analizzo molto questa forma che per il mondo in generale è difficile da capire: non è lui, il protagonista del cambiamento, e questo è importante.
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