Dialogo e convivenza interreligiosa: premiata la dedizione di Andrea Riccardi
Luisa Urbani – Città del Vaticano
Per la "nobile dedizione nell’incoraggiare la convivenza tra persone di culture e religioni diverse" e la promozione dello "sviluppo delle relazioni interreligiose, in particolare il dialogo tra la comunità cattolica e quella ebraica". Queste le motivazioni che hanno spinto la Conferenza dei rabbini d’Europa (Cer) a consegnare, oggi a Roma, il Premio “Rabbi Moshe Rosen” ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio.
Le religioni strumento di pace
Un riconoscimento che, come Andrea Riccardi stesso sottolinea a Vatican News, rappresenta “l’impegno di tanti anni della Comunità di Sant’Egidio contro l’antisemitismo, l’odio e l’intolleranza così come per la libertà religiosa e il dialogo tra le religioni”. Un lavoro comune portato avanti grazie all’amicizia e alla solidarietà che lega Sant’Egidio alla Comunità ebraica perché “ le religioni devono avere anche questo compito: essere costruttori della pace nel vivere insieme” per non lasciare che la società venga invasa “dalla marea dell’intolleranza”.
Il dialogo interreligioso come fondamento della società
È proprio sul dialogo tra religioni dunque che si basa l’impegno della Comunità di Sant’ Egidio perché, come evidenzia il suo fondatore, “tra ebrei e cristiani non si deve solo instaurare un dialogo teologico, ma si deve vivere una vera solidarietà per costruire in Europa la società del vivere insieme” evidenziando come “i credenti, nutriti della parola di Dio, sono costruttori di pace” e non “fomentatori di odio”.
La necessità di un patto concreto
Un dialogo non sempre facile, ma reso possibile grazie all’impegno collettivo. Un impegno che non si limita a tutelare principi e valori del vivere insieme perché, come evidenzia Riccardi “il dialogo interreligioso, non va tutelato ma va sviluppato perché è la realtà di una vita comune” ed è per questo che “è arrivato il momento di un patto di fraternità tra cristiani e ebrei più concreto” che richiami tutti ad una maggiore responsabilità. Una responsabilità comune che si concretizza anche con la volontà di non dimenticare gli errori del passato perché, come tiene a sottolineare Riccardi “solo la memoria, divenuta fatto di popolo e trasmessa alle giovani generazioni, è argine potente contro l’antisemitismo” che “nonostante gli orrori passati “si aggira ancora in Europa”.
Il premio: un ponte tra le comunità
Il riconoscimento, istituito dalla Conferenza dei Rabbini d’Europa che ogni anno viene consegnato a personalità che hanno dato un contributo significativo all’ebraismo europeo e hanno contrastato, con diverse attività, l’antisemitismo, è stato consegnato durante la cerimonia romana, da Pinchas Goldschmidt, rabbino capo di Mosca e attuale Presidente della Cer. Pensiero speciale anche a Moshe Rosen, alla cui memoria il premio è dedicato , che è stato rabbino capo della Romania dal 1948 al 1994 svolgendo un prezioso ruolo a difesa della sua comunità durante “gli anni duri dell’antisemitismo della guardia di ferro, poi del comunismo romeno e della dittatura di Ceaucescu”. “Lui - ha voluto precisare nella nostra intervista Andrea Riccardi - ricorda la politica orientale della Santa Sede con i regimi comunisti che Paolo VI definì ars non moriendi (arte di non morire). Però lo spazio del possibile è spesso più largo di quel che si creda, specie se lo si guarda e lo si cerca insieme”.
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