Da San Francesco a Francesco. 800 anni di dialogo interreligioso
Chiara Colotti – Città del Vaticano
Il dialogo tra mondi, culture e religioni diverse è il fil rouge che lega le 180 pagine del libro scritto a due mani dal capo redattore centrale del TG1, Piero Damosso, e dal direttore della rivista “San Francesco”, padre Enzo Fortunato. A 800 anni di distanza dall’incontro tra San Francesco e il Sultano, un evento che ha segnato indelebilmente la storia, e che continua ad indicarci la via da percorrere. Quella del dialogo, dell’incontro, della comprensione e mai dello scontro.
Il libro
Edito dalla San Paolo, il libro “Francesco e il Sultano. 800 anni da un incredibile incontro” affronta temi e quesiti attualissimi come la diversità culturale. Otto secoli dopo, la bussola che permette di orientarsi in un’epoca - la nostra - così intricata e ricca di tensioni economiche e sociali, è ancora una volta l’incontro con l’altro.
San Francesco e il Sultano: un messaggio attuale
Siamo nel novembre del 1219, a Damietta, sul delta del Nilo. Francesco d'Assisi, dopo un viaggio pericoloso e dall’esito incerto, incontra il sultano Malik Al-Kamil. La preghiera e la pace sono le sole armi che Francesco porta con sé. Un uomo di pace, l’Assisiate, divenuto simbolo della straordinaria ricchezza che scaturisce dall’incontro tra culture lontane in presenza dell’autentica volontà di comprendere l’altro senza giudicarlo.
“Il messaggio di cui questo incontro si fa portavoce è la fiducia nel dialogo”, commenta Piero Damosso, coautore del libro e capo redattore centrale del TG1. “Questo incontro - continua - ha permesso la fine della guerra perché, non con pregiudizi, ma con speranza si è creduto nella possibilità di un dialogo”. Ed è proprio questa la testimonianza che Papa Francesco ci offre ogni giorno. “C’è un fiume di speranza nella società. Pensiamo semplicemente ai cristiani che hanno accolto in questi anni gli immigrati in condizioni difficili - sottolinea Damosso - , lo hanno fatto perché credono nella persona e nell’incontro; credono nel fatto che tutti apparteniamo ad un’unica grande famiglia umana”.
Una bussola per orientarsi
Oggi più che mai, in un’epoca caratterizzata da incertezze a livello economico e sociale, il Poverello d’Assisi ci viene in aiuto. “Se vogliamo seguire San Francesco - prosegue Damosso - allora lasciamoci mettere in discussione dalle parole del Papa. Il suo messaggio offre una luce, un orientamento che è importante per la nostra vita perché noi non siamo il nostro dolore, siamo molto di più. C’è qualcosa di inedito, di meraviglioso e di spirituale in ognuno di noi da custodire e mettere in comune nella ricerca del dialogo”. Il Santo Padre ci invita costantemente a non chiuderci in noi stessi, ma ad aprirci al prossimo così da permettere una vera solidarietà. “C’è un principio comune che normalmente troviamo nelle religioni: ‘non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso’. Se provassimo a rovesciare questo ragionamento - sottolinea il giornalista - e a fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi stessi, tanti muri verrebbero abbattuti".
Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune
Numerosi i passaggi fondamentali che hanno segnato la storia del dialogo cristiano da quel lontano 1219, quando il Vangelo incontrò il Corano. Otto secoli dopo, per la prima volta un Papa si reca ad Abu Dhabi per siglare insieme al grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Una dichiarazione che scrive un’altra pagina importante del libro del dialogo interreligioso, un incontro storico che ripete e ricorda quella prima stretta di mano, quell’abbraccio tra cristiani e musulmani. “Questo documento - precisa Damosso – non è un documento qualunque ma dà vita ad un’alleanza per migliorare la condizione umana nel rispetto della diversità tra il cristianesimo e l’islam, cercando di partire da un dialogo aperto”.
“Sono convito - conclude Damosso - che la dichiarazione di Abu Dhabi sia molto importante per la pace, per migliorare la condizione umana e le democrazie nel mondo. È fondamentale per la giustizia sociale, per la promozione della persona e credo fermamente che questo grande sforzo di dialogo, sostenuto da Papa Francesco, debba essere supportato nei territori e nelle comunità da un grande lavoro di esperienza di popolo”.
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