Don Sidoti, il martire che ha fatto conoscere l’Occidente al Giappone
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Il cattolicesimo approda per la prima volta in Giappone nel XVI secolo: la parabola dell’attività missionaria nel Paese asiatico si apre il 15 agosto del 1549, quando il gesuita Francesco Saverio approda a Kagoshima. La pagina più drammatica della presenza cattolica in questa lontana terra d'Oriente è legata agli anni delle persecuzioni decise dallo shōgun Tokugawa a partire dal 1614. L’idea di uguaglianza professata dal cristianesimo, secondo lo shōgun, capovolge l'ordine dello Stato. La repressione è durissima: vengono chiusi gli accessi agli stranieri e molti cristiani vanno incontro al martirio. Alle persecuzioni, durate oltre 50 anni, sopravvivono pochi cristiani che vengono isolati in uno spazio delimitato a Edo, l’attuale Tokyo.
Don Sidoti, missionario in Giappone
L’ultimo missionario a risiedere a Edo è il sacerdote siciliano Giovanni Battista Sidoti (o Sidotti), nato a Palermo il 22 agosto del 1667 e sbarcato sull'isola di Yakushima nel 1708. Prima di approdare in questo Paese, studia nelle Filippine la lingua giapponese. Quando giunge in Giappone, è prevista la pena di morte per chi si professa cristiano o si impegna in opere di evangelizzazione. Al suo arrivo, Giovanni Battista Sidoti ha 40 anni ed è proibito ogni contatto con gli stranieri. Per questo, indossa l’abito caratteristico dei samurai. Ha con sé anche un altare portatile, gli oli sacri, il breviario, un’immagine della Madonna. Sei anni prima, ha chiesto a Papa Clemente XI di essere inviato come missionario in Giappone: desidera parlare con l’imperatore per chiedergli di aprire ai cristiani i confini del Paese. Ma dopo lo sbarco a Yakushima, l’isola più meridionale dell’arcipelago, viene scoperto e arrestato. Successivamente è trasferito prima a Nagasaki, poi a Edo. In questa zona, nel 1646, era stata fatta costruire la "Kirishitan Yashiki", la prigione dei cristiani.
L’incontro con il consigliere dello shōgun e il martirio
A Edo, il sacerdote siciliano viene interrogato da Arai Hakuseki, consigliere dello shōgun e studioso del confucianesimo. Tra i due si instaura un fecondo dialogo che intreccia mondi lontani e diversi. Prendendo spunto dai colloqui con il religioso italiano, Hakuseki scrive il testo “Notizie sull’Occidente”. L’opera, pubblicata postuma in Giappone nel 1882, ha una grande risonanza nel Paese asiatico perchè offre al pubblico giapponese numerose e preziose informazioni sull'allora sconosciuto mondo occidentale. Ed è proprio dalle pagine di questo libro che emerge la straordinaria figura del sacerdote palermitano:
Un ponte tra Oriente e Occidente
Per i giapponesi il testo “Notizie sull’Occidente” è dunque una finestra sulla realtà occidentale aperta grazie alle parole riferite dal sacerdote siciliano, deceduto il 27 novembre del 1714. Muore di privazioni e di stenti dopo essere stato rinchiuso in una minuscola cella buia e sotterranea per aver convertito due suoi guardiani, Chôsuke e sua moglie Haru. Sepolto insieme ai due giapponesi che aveva battezzato, i suoi resti sono stati ritrovati casualmente durante alcuni lavori edili, nel mese di luglio del 2014 nel quartiere di Myogadani, a pochi passi dal centro di Tokyo. In questa zona, su una collina, sorgeva la Kirishitan Yashiki. Lo scorso 7 marzo, si è aperta l’inchiesta diocesana della causa di beatificazione di Giovanni Battista Sidoti. La sua testimonianza di missionario e di martire è stata fondamentale per la "costruzione" di un importante ponte culturale tra Oriente e Occidente.
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